Prof. Vanni Beltrami

Professore Emerito Università “Sapienza”, Roma. Già Consigliere Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente (IsIAO)

Articolo pubblicato in:

Anno Accademico 2016-2017

Vol. 61, n° 3, Luglio - Settembre 2017

Settimana per la Cultura

18 aprile 2017

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Il monumento funebre di Tin Hinan, storica regina dei Tuareg, presso le montagne dell’Hoggar

V. Beltrami

Il monumento del quale si parla è localizzato su una collinetta di circa 40 metri alla confluenza fra gli oued Tafirt ed Abalessa, all’angolo sud-sud-ovest della regione della Koudia, nel Sahara Algerino e più precisamente nel territorio dei Kel Hoggar. L’altezza della vallata è di circa 800 metri sul livello del mare, la distanza da Tamanrasset di circa 80 chilometri.

Secondo antica tradizione dei Kel Rhela – tribù nobile della confederazione dell’Hoggar – la collina ospitava sulla sommità la tomba della Fondatrice di tutta la stirpe dei Tuareg, di nome Tin Hinan – ossia “Quella (la padrona) delle tende” – giunta nella regione del Marocco o dal Tafilalet accompagnata da una servente di nome Takamat. Dalla Fondatrice sarebbero discese tutte le tribù nobili delle cinque Confederazioni originarie, dalla servente le tribù vassalle. Lo storico Ibn Khaldoun nella sua “Storia dei Berberi” cita peraltro una principessa migrata nel deserto del sud, che chiama Tiski la Zoppa.

Primi rilievi parziali nella regione risultano effettuati da De Calassasnti-Motylinski, Chudeau e Gautier fra il 1907 ed il 1915. Un vero scavo venne eseguito nel 1926 da De Prorok e Reygasse nel 1926: venne fortunosamente scoperta la camera sepolcrale, con lo scheletro e l’arredo. Gli scavi ripresi più accuratamente da Reygasse e Gautier nel 1933 permisero la ricognizione di tutte le 11 camere. Seguì un ampio recupero dei materiali -anche di quelli asportati dal De Prorok – e la loro consegna al Museo del Bardo ad Algeri, dove sono conservati tuttora.

Lo scheletro era quello di un soggetto di sesso femminile, di etnìa mediterranea, sui 40-50 anni, altezza 1m.75, con patologia lombosacrale, bacino ristretto e probabile zoppìa obbligata. Il ricco corredo personale e gli oggetti rinvenuti nella camera sepolcrale comprendevano bracciali d’oro e d’argento, perle di antimonio, vari altri monili, scodelle in legno, un idolo femminile neolitico, dei frammenti di cuoio, tessuto e stuoie, un pendente quadrangolare d’oro di Leptis Magna (del III secolo a.D.), l’impronta di una moneta di Costantino (308-324 a.D.) e dei frammenti di legno del letto, databili al radiocarbonio al 1.480 b.p.: cioè fra il 340 ed il 600 a.D.

Negli altri ambienti si rinvenne inoltre - una lampada romana riferibile ad una manifattura del III secolo. Si osservò che con molta probabilità la costruzione aveva una copertura a tettoia in legno.

I problemi che si pongono riguardano: 1) la finalità reale del monumento, 2) l’identità dei costruttori, 3) la datazione della costruzione e quella del seppellimento, 4) l’identità del personaggio sepolto e i suoi eventuali rapporti con i Tuareg Kel Hoggar.

La finalità. L’ipotesi che si trattasse di una stazione o residenza fortificata (poco probabilmente romana o bizantina, forse di un capo locale) va esclusa per la mancanza assoluta di resti di ceramica. L’ipotesi di un sepolcreto trova un elemento nel piccolo corridoio che passa fra la camera sepolcrale ed il muro esterno, che ricorda moduli funerari libico-berneri.

I costruttori. Il tipo della costruzione – unica del genere nel sud desertico – fa pensare ad

una presenza romana o bizantina o piuttosto ad un apprendimento da parte di costruttori locali ma in ambiente costiero.

Le datazioni. La moneta di Costantino, la lanterna, il pendente quadrangolare di Leptis, i dati del radiocarbonio restringono il periodo al III - IV secolo dell’era volgare.       

Il personaggio. Impossibili risultano sia l’appartenenza alla religione mussulmana, sia le gravidanze: quindi la correlazione per discendenza con la “chefferie” Kel Hoggar. Riguardo alla quale si ricorderà:

a)    che il primo Amenokhal riconosciuto fu Salah, dei Kel Rhela dei Kel Hoggar, che risulta vivente nel 1750

b)    che il potere fu poi preso da suo figlio el Kehir, poi da suo nipote Sidi

c)    che Sidi ebbe in moglie – secondo la tradizione – una Tin Hinan (ed una sola omonima era vivente comunque nel 1611 a.D., come dimostra un documento rinvenuto a In Salah da M.Gast) La moglie di Sidi, alla fine del XVIII secolo, sarebbe stata nipote di Tin Hinan, la sepolta di Abalessa. Ma l’intervallo di tempo trascorso fra i due personaggi sarebbe di almeno quattordici secoli.

d)   che viene a mancare comunque il concetto di matrilinearità della stirpe – caro ai Tuareg - mentre la “principessa” sepolta era comunque esclusa dalla maternità per la nota deformazione del bacino.

In conclusione si può ritenere che una notabile berbera di alto lignaggio, ovviamente non mussulmana, con difetto di deambulazione e deformazione del bacino e proveniente dal nord-Africa, venne sepolta con tutti gli onori ad Abalessa fra II e IV secolo dell’era volgare. Una tradizione tardiva le attribuì il ruolo di madre fondatrice delle stirpi Tuareg, giustificando la preminenza di alcuni Kel fra queste: ed identificandone la discendenza anche in un personaggio omonimo, registrato ad In Salah nel 1.611.