Anno Accademico 2017-2018

Vol. 62, n° 4, Ottobre - Dicembre 2018

Comunicazione: Senofonte e il miele tossico

12 giugno 2018

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Senofonte e il miele tossico

G. De Paola

Con il mio intervento intendo riferire su una strana e insolita intossicazione alimentare: il “miele pazzo” che in alcune medicine asiatiche e in Turchia ha anche applicazioni terapeutiche. Inizio dalla sua prima scoperta e relativa citazione letteraria: la ”Anabasi” di Senofonte.

Senofonte, ateniese, nacque intorno al 430 a.C. da una famiglia aristocratica di Atene; si trovò a soffrire la sconfitta di Atene nella guerra del Peloponneso (431-404), ed essendosi schierato a favore dei 30 tiranni instaurati al potere ad Atene dagli spartani vincitori, vide compromessa la sua carriera politica con il ripristino del governo democratico. Forse perciò nel 401 accettò l’invito a partecipare a una spedizione di 10.000 mercenari greci arruolati da Ciro, persiano, in lotta per il potere con il fratello Artaserse. Le due opposte fazioni si scontrarono a Cunassa in Assiria, non lontano dalla confluenza del Tigri con l’Eufrate. Nella battaglia Ciro morì e i mercenari greci, rimasti senza guida per l’uccisione dei loro comandanti, ebbero a capo Senofonte per il ritorno in patria. Il lungo itinerario seguito dal numero progressivamente ridotto dei 10.000 prima per la guerra, poi per disagi, per avversità con piccoli potentati locali, costituisce l’Anabasi. L’arrivo al Mar Nero a Trapezunte, salutato dal famoso grido “talassa, talassa” rappresenta per i greci l’ormai più facile e ben conosciuta via del ritorno.

Poco prima dell’arrivo al mare, presso il monte Teche, si verifica l’episodio della diffusa intossicazione alimentare dei soldati ben descritta da Senofonte e da lui correttamente attribuita al consumo del miele, mentre poteva essere interpretata come punizione degli dei o in altro modo favolistico.

Ma lasciamo la parola a Senofonte: “… in questo paese ci sono molti alveari e quei soldati che hanno mangiato del miele perdono tutti la ragione, vomitano, nessuno ha la forza di tenersi in piedi. Quelli che ne hanno mangiato poco sembrano completamente ubriachi, quelli che ne hanno preso molto sembrano pazzi furiosi o anche moribondi. Così molti restano distesi al suolo come dopo una sconfitta e la costernazione è generale. L’indomani tuttavia nessuno muore e poco a poco tutti alla stessa ora recuperano la ragione. Il terzo giorno e il quarto possono reggersi sulle gambe, come riprendendosi da un avvelenamento”.

Dopo il ritorno Senofonte scrisse altre opere come le “Elleniche”. La sua data di morte, incerta, potrebbe essere intorno al 355 a.C.

Non sappiamo se le proprietà del miele pazzo fossero note alle popolazioni locali già prima di Senofonte o quale fu la risonanza dell’Anabasi, sappiamo comunque che, nel 67 a.C. Mitridate, re del Ponto, in guerra contro Pompeo fece disseminare sul territorio dei contenitori con il miele pazzo per fiaccare le forze nemiche.

Nel I secolo d.C. Dioscoride riferisce nuovamente del miele pazzo.

Che alcuni alveari producano “miele pazzo” è noto da secoli: le api suggono il nettare dai fiori di alcune piante della famiglia Ericacee quali Rhododendron, Pieris, Agarista, Kalma che contengono un agente tossico. Va comunque segnalato che delle 700 circa varietà di rododendro solo 2 o 3, presenti soprattutto sulle alture della Turchia in prossimità del Mar Nero, contengono la tossina.

Questo agente è stato identificato nel 1983 e chiamato Grayanotossina: è un diterpene costituito da strutture cicliche contenenti carbonio, idrogeno, ossigeno, non contiene azoto. Ne esistono varie isoforme.

La grayanotossina è contenuta anche nelle foglie delle piante responsabili. Foglie e fiori sono usati in alcune cucine popolari in Turchia e in Corea o possono venir mangiati da animali e cuccioli di animali con effetto anche letale.

Dal punto di vista farmacologico la grayanotossina agisce come vago mimetico: provoca miosi, ipotensione, bradicardia, distress respiratorio e può arrivare al blocco atrioventricolare con effetti sul circolo cerebrale. La terapia dell’avvelenamento consiste nella somministrazione di atropina.

Gli allevatori di api dovrebbero evitare di posizionare le arnie in zone dove è abbondante la presenza delle piante responsabili, ma nei paesi occidentali le poche varietà tossiche di Rhododendron generalmente non si trovano. Il miele pazzo può raggiungere i nostri paesi attraverso canali di vendita non controllati.

In Turchia e in Corea ne è stato ipotizzato anche l’uso farmacologico proprio per gli effetti vagomimetici come ipotensivo, ma il suo impiego terapeutico nella medicina occidentale è sconsigliato come pericoloso.

Per quanto ci riguarda manteniamo un atteggiamento cauto nel consumo di miele di rododendro e prestiamo attenzione alla provenienza della materia prima per la possibilità di trovare in commercio il miele pazzo, e contentiamoci di riconoscere a Senofonte il merito di averne per primo descritto gli effetti.