Anno Accademico 2018-2019
Vol. 63, n° 3, Luglio - Settembre 2019
Simposio: Storie e leggende della Scuola Chirurgica Romana
26 marzo 2019
Simposio: Storie e leggende della Scuola Chirurgica Romana
26 marzo 2019
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Le radici storiche
La Chirurgia a Roma ha radici antiche. Il chirurgo romano esercitava la libera professione nel Foro Romano nelle Taberne mediche, che pur non costituendo veri e propri luoghi per il ricovero, potevano offrire la possibilità di un periodo in breve osservazione dopo la cura chirurgica. Sull’isola Tiberina viene edificato nel 296 a.C. il Tempio di Esculapio, ben presto utilizzato per la cura delle ferite dei soldati e dei gladiatori, figure socialmente rilevanti nella vita romana.
I chirurghi dell’epoca romana a noi più noti sono Aurelio Cornelio Celso (25 a.C. – 50 d.C.), autore del “De Medicina” (8 libri), il più antico documento medico occidentale dopo Ippocrate; Galeno di Pergamon (129 – 199 d.C.), chirurgo dei gladiatori e medico della nobiltà romana, autore di 9 libri di anatomia, 17 di fisiologia, 6 di patologia, 14 di clinica e 30 di farmacologia; Antillus (II sec. d.C.), primo chirurgo vascolare (cura degli aneurismi); Leonida di Alessandria (II sec. d.C.), responsabile del miglioramento di alcune tecniche operatorie (amputazione, drenaggio di ascessi, cauterizzazione).
Per lo sviluppo di luoghi adibiti oltre che alla cura, anche all’assistenza continuativa degli infermi, occorre attendere l’VIII secolo d.C., quando viene fondata la “Schola Saxonum”, concepita inizialmente per il ricovero dei pellegrini anglosassoni che si recavano in visita a Roma. L’edificio rappresenta il nucleo originario del futuro Ospedale Santo Spirito, edificato per volere di Innocenzo III nel 1198 (l’Ospedale era chiamato inizialmente Santa Maria in Saxia), ampliato e modernizzato da Sisto IV nel 1471. Successivi al Santo Spirito sono l’Ospedale del Santissimo Salvatore (futuro San Giovanni), edificato nel 1333 sulle basi di un vecchio ospizio del 1216, proprietà della Confraternita del SS. Salvatore, l’Ospedale San Giacomo (1339), l’Ospedale di Santa Maria della Consolazione (1506) e l’Ospedale San Giovanni Calibita (1585), il cui nucleo originario era la Confraternita di soccorso ai malati secondo la regola di San Giovanni di Dio (Fatebenefratelli), realizzata per iniziativa di Frà Pietro Soriano e Gregorio XIII. Tutti questi luoghi di cura avevano simili origini, vale a dire si trattava di strutture inizialmente ideate per il ricovero dei pellegrini e progressivamente trasformate in istituti di ricovero e cura. Per ovvie ragioni pratiche, questi nosocomi furono realizzati in vicinanza del fiume Tevere e dei principali assi viari della città (Fig.1), al fine di consentirne la raggiungibilità ed un’agevole gestione commerciale (trasporti fluviali).
Le origini della Scuola Chirurgica Romana
Le radici storiche della chirurgia romana sono ben riconoscibili negli ospedali della città. Il nucleo dell’Ospedale Santo Spirito (1198) rappresenta in questo senso un luogo importante della sanità romana. Posizionato sull’asse fluviale, l’ospedale risultava facilmente raggiungibile dai pellegrini sassoni che si recavano in visita a Roma. La trasformazione in luogo di cura, avvenuta per volere di Innocenzo III nel 1198, lo rese la sede più importante per il ricovero e la cura delle patologie di interesse medico e chirurgico.
Anche l’Ospedale San Giacomo degli Incurabili (1339) rappresenta un importante nosocomio dell’Urbe. Edificato in prossimità dello scalo portuale di Porto di Ripetta, in vicinanza della porta principale della città, la settentrionale Porta Flaminia (Porta del Popolo), costituiva un polo ideale per i pellegrini. Nel 1515 fu elevato a rango di Arcispedale, specializzandosi nella cura del “Morbo Gallico” (sifilide) utilizzando il “legno santo” (guaiaco delle Antille), che raggiungeva il nosocomio dal vicino porto di Ripetta.
Negli Ospedali Santo Spirito e San Giacomo è nata la Chirurgia romana. La cattedra di Clinica Chirurgica della Regia Università ha avuto sede nella sala dell’Accademia Medica dell’Ospedale Santo Spirito e nel Teatro Anatomico intitolato a Giovanni Maria Lancisi, eretto per volere di Papa Pio VI nel 1870 all’interno dell’Arcispedale San Giacomo in Augusta. Illustri medici hanno esercitato in questi 2 importanti nosocomi: Giovanni Tiracorda, gli archiatri Giovanni Maria Lancisi (1654-1720) e Giorgio Baglivi (1668-1707), i chirurghi Giuseppe Sisco (1748-1830), titolare di Anatomia Chirurgica e Clinica Chirurgica nel 1816, Giuseppe Costantini (1801-1871), Direttore della Clinica Chirurgica dell’Università Pontificia dal 1851 al 1870, Giuseppe Corradi (1830-1907) e Costanzo Mazzoni (1823-1885). Mazzoni, chirurgo esperto laureato a Roma e perfezionato in Francia, altrimenti noto come “il chirurgo della cannuccia”, avendo con un’ardimentosa tracheotomia d’urgenza salvato la vita ad un giovane in asfissia, è il vero caposcuola della chirurgia romana, a cui afferiranno le nuove leve chirurgiche della città, in primis Francesco Durante.
Anche l’Ospedale di Santa Maria della Consolazione (1506),annesso all’omonima chiesa, merita di essere ricordato in ambito chirurgico, soprattutto come esempio di “ospedale aperto”. La popolazione vi si rivolgeva principalmente per la cura delle ferite. Professori e primari vi tenevano lezioni di Chirurgia e, in occasione della Quaresima, effettuavano dimostrazioni anatomiche pubbliche, accompagnate da dissertazioni. Mariano Santo (1488-1577), Cesare Magati (1579-1647) e Giovanni Guglielmo Riva (1627-1677), sono alcuni tra i più valenti chirurghi che esercitarono la professione alla Consolazione. Il chirurgo più noto che frequentò l’Ospedale fu Bartolomeo Eustachi - Eustachio (1500-1574), noto anatomista, che aveva studiato all’Archiginnasio della Sapienza le "diverse branche dell'arte del guarire e più particolarmente quelle che hanno per oggetto la conoscenza del corpo umano".
Il XX secolo: la Scuola Universitaria
Agli inizi del ‘900, la Scuola Chirurgica Romana si trasferisce al Policlinico Umberto I (Fig.2). Il grande clinico Guido Baccelli (1830-1916) è il principale attore nella nascita del Policlinico, la cui prima pietra viene posta nel 1888. Partecipa alla realizzazione del Policlinico anche un protagonista indiscusso della chirurgia romana, Francesco Durante (1845-1934), allievo di Mazzoni, ufficiale-medico durante la guerra franco-prussiana del 1870, rilevante “palestra chirurgica” per molti medici dell’epoca, si perfeziona chirurgicamente a Vienna (Billroth), Berlino (Virchow), Londra (Lister) e Parigi (Ranvier).
Durante è nominato Direttore di Patologia Chirurgica nel 1879 e di Clinica Chirurgica nel 1885. La sua attività chirurgica si svolge, almeno fino al 1886, presso l’Ospedale San Giacomo, ove insegna nel leggendario teatro anatomico “Giovanni Maria Lancisi”, e successivamente nell’Istituto Chirurgico, edificio situato al Gianicolo in via Garibaldi. Francesco Durante trasferisce la Clinica Chirurgica nel Policlinico Umberto I nel 1904 (Fig. 3).
L’eredità di Durante è raccolta nel 1920 da Roberto Alessandri (1867-1948), già primario ospedaliero dell’Ospedale San Giacomo dal 1902, nonché Docente di Patologia Chirurgica della Regia Università. Alessandri è il modernizzatore della Clinica Chirurgica, sia da un punto di vista strutturale (ampliamento della clinica a 90 letti, biblioteca, laboratori, sala sperimentale, museo), che funzionale (autonomia organizzativa, sezione di radiodiagnostica e radioterapia). Alla cattedra di Alessandri si succederanno in Clinica Chirurgica: nel 1938 Raffaele Paolucci (1892-1958), pioniere della Chirurgia Toracica, Gastrica e Cardiovascolare, ed Ettore Ruggieri (1925-1978), suo allievo, che diventerà Patologo e Clinico Chirurgo a Napoli, istituendo una scuola di rilievo.
Alla scomparsa improvvisa di Paolucci nel 1958, la Clinica Chirurgica viene affidata a Pietro Valdoni (1900-1976), già assistente nella Clinica Chirurgica di Roberto Alessandri, che torna a Roma dopo essere stato chiamato a dirigere la Clinica Chirurgica di Cagliari (1938), Modena (1940) e Firenze (1943). Nel 1946 dirige l’Istituto di Patologia Chirurgica, fino al 1959, quando assume il ruolo di Direttore della Clinica Chirurgica, reso vacante dalla scomparsa di Paolucci. Al pari di Alessandri, Valdoni aggiorna strutturalmente i luoghi ove viene praticata ed insegnata la Chirurgia all’Università, inaugurando nel 1956 l’edificio della nuova Patologia Chirurgica, sede della Clinica Chirurgica dal 1959, (4 sale operatorie, 200 letti di degenza, 3 sezioni radiologiche, di cui una dedicata all’angiografia, servizi di Medicina Nucleare, Endoscopia ed Istopatologia), rinnovando al contempo i vecchi edifici della Clinica Chirurgica di Durante, Alessandri e Paolucci (3 sale operatorie, letti di degenza per Cardiochirurgia, servizio di Emodinamica, Centro di Rianimazione, Servizio di Cardiostimolazione, camera iperbarica e laboratorio di Chirurgia sperimentale).
Nel 1959 ritorna a Roma Paride Stefanini (1904-1981), anch’egli formatosi alla Scuola di Alessandri, dove aveva assistito Valdoni nello storico intervento di embolectomia polmonare nel 1935. Nei primi anni la sua carriera è di stampo ospedaliero, lavorando all’Ospedale San Giacomo, per poi divenire Primario Chirurgo all’Aquila nel 1940, Professore Ordinario di Chirurgia a Perugia nel 1948 ed a Pisa nel 1957. Stefanini viene chiamato a Roma a dirigere la Cattedra di Patologia Chirurgica (1959), che verrà trasformata in II Clinica Chirurgica da Valdoni nel 1966. Stefanini è un chirurgo poliedrico, esperto in tutti campi della Chirurgia, ma particolarmente votato alla Chirurgia Toracica – è tra l’altro uno dei maggiori promotori della Società Italiana di Chirurgia Toracica - ed alla Chirurgia dei Trapianti, della quale sarà un pioniere.
L’eredità della Scuola Chirurgica Romana.
Il ‘900 ha rappresentato la “golden age” della Scuola Chirurgica Romana, che si sviluppa grazie alle figure carismatiche di Durante ed Alessandri, raggiungendo il suo massimo splendore con i loro successori. Le sale operatorie del Policlinico sono frequentate da molti medici provenienti da ogni parte d’Italia, per apprendere tecniche chirurgiche, frutto di solide basi scientifiche, attratti dalla personalità dei Maestri e dalla loro valenza professionale. Raffaele Paolucci, Pietro Valdoni e Paride Stefanini formano numerosi allievi, che svilupperanno la Chirurgia specialistica e che si distribuiranno successivamente in molte prestigiose sedi universitarie ed ospedaliere italiane (Fig. 4). Le cattedre chirurgiche del Policlinico saranno affidate ad allievi di Paolucci (Giovanni Marcozzi, Giorgio Di Matteo),Valdoni (Paolo Biocca, Gianfranco Fegiz, Sandro Tagliacozzo, Luciano Provenzale, Attilio Reale, Pieragostino Gioffré, Piero Mazzoni e Corrado Manni, Silvano Becelli, Sergio Stipa) e Stefanini (Raffaello Cortesini, Costante Ricci, Giorgio Ribotta, Emanuele Lezoche, Paolo Fiorani, Fabrizio Benedetti Valentini). Inoltre, a partire dagli anni ’60, numerosi chirurghi formatisi alla Scuola Romana, migreranno verso i reparti ospedalieri: Dante Manfredi (1923-2007) ed Ettore Ruggieri (1925-1978), entrambi allievi di Paolucci, andranno a dirigere importanti divisioni chirurgiche, rispettivamente all’Istituto dei Tumori Regina Elena e all’Ospedale Carlo Forlanini, imitati in seguito da Eugenio Santoro, proveniente dalla scuola di Stefanini, Giorgio Zeri, proveniente dalla scuola di Valdoni, Roberto Tersigni, proveniente dalla scuola di Sergio Stipa, Mario Giordani, proveniente dalla scuola anatomo-chirurgica di Ugo Emanuele Scavo. Questi ed altri andranno a ricoprire ruoli non universitari, nei quali trasferiranno lo spirito universitario che ha contraddistinto la loro formazione, rinnovando la gestione dei reparti, dando impulso alle innovazioni ed alle nuove tecnologie, avviando la ricerca, fino ad essere parte attiva in associazioni scientifiche ed iniziative didattiche.
L’influenza della Scuola Chirurgica Romana è riconoscibile infine anche nell’attività di molti chirurghi che la frequentarono e che successivamente opereranno in realtà diverse da quella universitaria ed ospedaliera. Tra questi, merita menzione la figura di Raffaele Garofalo (1922-2006), che a Roma apprese da Paolucci e Valdoni le basi della Chirurgia moderna, intuendo l’importanza del concetto di specializzazione del team chirurgico. In un ambito che gli era più congeniale, quale quello della sanità privata convenzionata, Raffaele Garofalo riprodusse un modello simil-universitario di Clinica Chirurgica, indirizzando progressivamente i suoi giovani allievi alle varie branche specialistiche, che si andavano via via sviluppando nella seconda metà del XX secolo, aggiornando tecnologicamente le proprie cliniche, fino a renderle del tutto idonee all’alta specialità.
La tradizione chirurgica ospedaliera
Gli ospedali romani per molti anni sono stati sedi ideali per l’insegnamento della Chirurgia ad opera di grandi maestri, quali Costanzo Mazzoni, Francesco Durante, Roberto Alessandri e Raffaele Bastianelli, prima del trasferimento dei reparti chirurgici al Policlinico Umberto I, avvenuto all’inizio del ‘900. Gli ospedali romani hanno una grande tradizione chirurgica, rappresentata nei primi 50 anni del secolo da valenti operatori, quali Guido Egidi (1883-1949), Cesare Antonucci (1885-1964), Vittorio Puccinelli (1890-1951) e Angelo Chiasserini (1897-1949), chirurghi talmente preparati da competere con i colleghi universitari. Nell’ambito di questa importante tradizione ospedaliera, Raffaele Bastianelli (1863-1961) è universalmente riconosciuto come il testimone più autorevole. Figlio di un medico dell’Ospedale Santo Spirito, si laurea nel 1887 e lavora al San Giacomo, allievo di Francesco Durante. Nel 1896 è primario chirurgo all’Ospedale della Consolazione, dal quale si sposta successivamente nei reparti ospedalieri del Policlinico. Nella 49° adunanza della Società Italiana di Chirurgia, presieduta da Bastianelli a Roma il 22 ottobre 1947, egli riafferma tutto l’orgoglio ed il valore della Chirurgia ospedaliera che rappresenta: Ma io sento invece che la mia nomina è il riconoscimento dell’opera dei chirurghi ospedalieri d’Italia e di Roma, dei quali sono il più vecchio rappresentante. E perciò, mentre dò il benvenuto ai professori, ai maestri, agli amici, con il rispetto e con quell’ossequio che è doveroso, mi rivolgo con sentimenti di fratellanza e di profondo affetto a tutti i chirurghi e medici d’Italia che negli ospedali grandi e piccoli lavorano con coscienza, con amore, e la cui abilità e dignità è pari alla loro coraggiosa umiltà, al loro silenzio. Non vi è dubbio che Raffaele Bastianelli debba essere considerato l’emblema del moderno chirurgo ospedaliero, dotato di capacità tecniche d’alto livello e notevole intuito scientifico, modello ideale negli anni a venire.
All’entrata in funzione dei reparti chirurgici del Policlinico Umberto I, avvenuta agli inizi del secolo, e con la migrazione di alcuni reparti ospedalieri in quella sede, primo fra tutti quello di Raffaele Bastianelli dall’Ospedale Santa Maria della Consolazione, la vocazione didattica negli ospedali viene progressivamente perduta, in favore di una funzione fondamentalmente pratica: l’edificazione dell’Ospedale del Littorio, in seguito noto come San Camillo, avvenuta nel trentennio fascista, la ristrutturazione del Forlanini e l’edificazione successiva di altre strutture ospedaliere negli anni ’50 avranno fondamentalmente un obiettivo assistenziale. In questi ospedali opereranno valenti personalità chirurgiche: Giuseppe Grassi (1913-1980), che lega inizialmente la sua storia chirurgica al padiglione Morgagni dell’Ospedale San Camillo, per divenire, dopo anni di primariato a Trieste, Primario nell’Ospedale San Giovanni; Guido Chidichimo (1912-1998), che si laurea alla Sapienza nel 1935 e che si forma professionalmente in ambito ospedaliero, nell’ambito della Chirurgia Generale, per dedicarsi successivamente all’inizio degli anni ’60 alla Cardiochirurgia ed alla Chirurgia Vascolare insieme a Giorgio Rabitti, avviata inizialmente al San Giacomo e proseguita dal 1968 all’Ospedale San Camillo; Carlo Marcelletti (1944-2009), laureato all’Università Cattolica e perfezionato in Cardiochirurgia in Europa e negli Stati Uniti, Direttore della Cardiochirurgia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù fino al 1995, dove eseguirà il primo cardiotrapianto in Italia su un bambino di 4 mesi (1989).
L’Università Cattolica ed il Policlinico Gemelli
Anche l’Università Cattolica, che entra nel panorama universitario della città agli inizi degli anni ’60, riveste un ruolo significativo nella chirurgia romana. Aureliano Puglionisi, allievo del grande Edmondo Malan, è il Direttore del neonato Istituto di Patologia Chirurgica, che costruisce su solide basi universitarie. In Patologia Chirurgica si costituiscono gruppi di lavoro nel campo della Chirurgia digestiva ed epatobiliare, Chirurgia Toracica, Chirurgia Vascolare, Chirurgia Endocrina. Puglionisi, affiancato da Vincenzo Di Giovanni, anch’egli allievo di Malan, trasferisce nel suo istituto un’autorevole tradizione di Chirurgia Vascolare, affiancando sul panorama romano gli allievi di Paolucci, Valdoni e Stefanini.
Anche Giancarlo Castiglioni (1921-1994), proveniente dalla Scuola Chirurgica milanese e padovana, titolare dell’Istituto di Clinica Chirurgica, istituisce una importante Clinica Chirurgica universitaria, orientata scientificamente e didatticamente agli innovativi temi dei trapianti, dello shock e del trauma, oltre che agli ambiti chirurgici usuali. Inizialmente associato alla Clinica Chirurgica di Castiglioni, ma di provenienza dalla scuola padovana di Vittorio Pettinari, Francesco Crucitti (1930-1998) rappresenta una rilevante figura del panorama chirurgico romano. La sua notorietà è legata alla coraggiosa operazione al Santo Padre Giovanni Paolo II, in seguito all’attentato di Piazza San Pietro il 13 maggio 1981, ma anche ai molti interventi eseguiti in ambito di chirurgia generale e specialistica per più di vent’anni, negli istituti di Semeiotica e di Clinica Chirurgica. Da un punto di vista scientifico, a parte la mole di lavoro svolta a Padova in tema di Chirurgia del timo e Chirurgia Urologica, Crucitti si appassionò ai temi della Chirurgia Oncologica ed alle metodiche sempre più specializzate di assistenza al paziente chirurgico critico.
Le Società Scientifiche
Il rapporto tra la Chirurgia romana e le società scientifiche è antico e profondo. La Società Italiana di Chirurgia viene fondata a Roma nel 1882, un anno dopo la società tedesca ed una anno prima di quella francese. Il primo Congresso Nazionale si tiene a Roma nel 1883, nella sala dell’Accademia Medica dell’Ospedale Santo Spirito, ove aveva allora la sede principale la Cattedra di Clinica Chirurgica della Regia Università, diretta da Costanzo Mazzoni, presidente della neonata società. Dopo Mazzoni, gli altri esponenti della chirurgia romana che rivestiranno il ruolo presidenziale sono: Durante, Alessandri, Paolucci, Valdoni, Stefanini, Biocca, Fegiz, Di Matteo, Santoro, De Antoni e Tersigni. Eugenio Santoro, nell’allocuzione al 100° congresso della Società, afferma: La storia della Società Italiana di Chirurgia è fortemente intrecciata con quella della nostra Città Capitale. Nove dei trentadue Presidenti che mi hanno preceduto sono professionalmente romani tutti Clinici Chirurghi della Sapienza. Nessun’altra Università Italiana tanto ha avuto e tanto ha dato alla nostra Società. […] L'intreccio tra Roma e la Chirurgia è poi particolarmente intenso a livello Congressuale. 51 dei nostri 100 Congressi hanno avuto luogo a Roma, compreso l'odierno di cui va il merito a Giorgio Ribotta, con il ringraziamento di tutti noi.
L’ambiente culturale romano e la necessità innata da parte dei chirurghi di scambiarsi esperienze hanno determinato la costituzione di altre società scientifiche nella capitale: la Società Romana di Chirurgia, costituita nel 1929, di matrice universitaria; l’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani, costituita nel 1980, di matrice ospedaliera a carattere nazionale; il Laboratorio di Studi di Chirurgia, costituito nel 1983, su iniziativa di Mario Giordani, successivamente trasformato in Fondazione Roma Chirurgia (1992), confluito con il Centro Europeo di Ricerche Mediche Applicate della Fondazione Europea Dragan, fondata nel 1950; l’Associazione Incontri Clinici della Vecchia Roma, costituita nel 1985 presso l’Ospedale San Giacomo, su iniziativa di Enrico Fedele.
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