Dott. Alessandro Bellisario

U.O. Cardiochirurgia, European Hospital, Roma

Articolo pubblicato in:

Anno Accademico 2018-2019

Vol. 63, n° 3, Luglio - Settembre 2019

Simposio: Storie e leggende della Scuola Chirurgica Romana

26 marzo 2019

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Nascita e sviluppo della Cardiochirurgia a Roma ed in Italia

A. Bellisario

 

L’Italia, oltre ad essere stata culla di eroi, poeti, artisti, è stata anche la patria di molti scienziati che hanno contribuito in maniera determinante alla nascita e allo sviluppo della moderna Cardiologia e Cardiochirurgia.

Da Galeno (138-201 d.C.) che influenzò il sapere medico per i successivi 14 secoli con il suo “Pneuma”, concetto  fondamentale fisiologico, attraverso altri medici e studiosi dell’epoca, da Mondino de Liuzzi e Leonardo Da Vinci che scrisse i trattati di anatomia più celebri della storia, a Giovanni Maria Lancisi, Morgagni e Malpighi si arriva nell’era dell’Illuminismo dove alcuni scienziati italiani (Breventani, Testa, Scarpa) pongono con Murri e Cardarelli le basi per la nascita della moderna Cardiologia.

 

 

Lo sviluppo della Cardiochirurgia è stato molto lento perché l’organo “cuore” è stato per secoli ritenuto sede di “sentimenti” e vi è stata una diffusa convinzione, anche da parte di massime autorità accademiche della medicina, che la natura avesse posto il cuore oltre i limiti della Chirurgia.

 

 

 

A fine ottocento (8 gennaio 1896) per la prima volta nella storia della Chirurgia un chirurgo di Albano Laziale (Roma) Guido Farina (1868-1959) presso l’Ospedale di Santa Maria della Consolazione esegue una sutura diretta nel cuore in un paziente di trent’anni che aveva ricevuto una coltellata al quinto spazio intercostale determinando una emorragia cardiaca, e sempre nello stesso anno (7 settembre) a Francoforte il chirurgo Ludwing Rehn riparò una ferita cardiaca da accoltellamento. È l’inizio della chirurgia cardiaca. In realtà si dovette aspettare alcuni decenni prima che tecniche anestesiologiche, chirurgiche, sepsi e antisepsi e di circolazione extracorporea ci consentissero di effettuare interventi a cuore aperto. Infatti all’epoca oltre alla mancanza di metodi diagnostici attendibili, la tecnica di sutura vascolare era ai primordi, non esisteva la trasfusione di sangue e l’anestesia era ancora molto rudimentale.

 

Tutti questi problemi furono gradualmente risolti e successivamente migliorati grazie al contributo di alcuni scienziati. Alexis Carrel elaborò la tecnica della sutura dei vasi che gli valse il premio Nobel del 1912. Ai primi del ‘900 Carl Landsteiner (Nobel 1930) identificò i gruppi sanguigni e chiarì il meccanismo immunologico alla base delle reazioni alle trasfusioni e successivamente scoprí anche il fattore Rh. Nel campo anestesiologico venne introdotta la intubazione endotracheale da parte di Meltzer e Auer che finalmente permetteva di aprire il torace senza che i polmoni collassassero.

Nel 1929 W. Forsmann, basandosi su studi ed esperimenti di Montanari (Ravenna1892-1971), esegue il primo cateterismo su uomo (sé stesso) che gli valse il premio Nobel nel 1956.

Quindi nei primi decenni del novecento tali progressi consentirono di affrontare con relativa sicurezza interventi sul torace e quindi anche il trattamento chirurgico di alcune cardiopatie. In Italia Pietro Valdoni (1900-1976) nel 1935 esegue il primo intervento di embolectomia polmonare (il primo in Italia e il nono al mondo). Il 20 febbraio 1951 Achille Mario Dogliotti (1897-1966) e Angelo Actis Dato a Torino eseguono la prima commissurotomia mitralica e il 7 agosto dello stesso anno la prima circolazione extracorporea nell’uomo. Quindi nasce la Cardiochirurgia come branca della Chirurgica Generale e viene inaugurato il 19 aprile 1952 il centro “Blalock” all’Ospedale le Molinette di Torino. Con l’avvento della circolazione extracorporea, tecnica sempre più affidabile e sicura, la Cardiochirurgia ebbe un notevole sviluppo e poté finalmente tra gli anni ’60 e ’70 realizzare la maggior parte degli interventi oggi adottati.

 

A Roma abbiamo Pietro Valdoni (1900-1976). Triestino di nascita, nel 1918 si iscrive a Vienna, poi nel 1920 a Bologna e quindi a Roma dove si laurea nel 1924. L’anno successivo è assistente in Clinica Chirurgica diretta dal Prof. Roberto Alessandri. Nel 1938 insegna Clinica Chirurgica a Cagliari e nel 1939 a Modena e a Reggio Emilia. Nel 1941 dirige la Patologia Chirurgica a Firenze. Aneddoto: durante un bombardamento alleato nelle vicinanze del Policlinico Careggi, ove stava operando, continuò l’intervento senza il minimo segno di tensione, trasmettendo lo stesso obbligo morale a tutti i collaboratori e permettendo così di terminare l’intervento. Nel 1945 è a Roma come professore di Patologia Chirurgica. Nel 1948 presenta I primi casi di tetralogia di Fallot. Opera a cuore chiuso e poi a cuore aperto nel 1956. Nel 1935 in un paziente operato di ernia inguinale diagnostica una embolia polmonare e rapidamente esegue, aiutato da Paride Stefanini, una toracotomia ed embolectomia polmonare. L’intervento riesce ed è il primo in Italia e il nono al mondo. Valdoni eccelle in ogni campo della chirurgia ed è promotore insieme a Dogliotti di Torino della Cardiochirurgia in Italia. Nel 1964-1966 e 1971-1973 viene eletto Presidente della Società Italiana di Chirurgia. Nel 1967 e nel 1975 è Presidente del Consiglio Superiore della Sanità. Aneddoto: nel 1948 opera Palmiro Togliatti, segretario generale del PCI che a seguito di un attentato viene colpito da un proiettile al polmone. Valdoni esegue una toracotomia con estrazione del proiettile e sutura del polmone.

Togliatti guarisce e Montanelli racconta che dopo la guarigione, quando questi ricevette la parcella, trovandola salata accompagnò il pagamento con queste parole: “ecco il saldo, ma è denaro rubato”, al che il chirurgo avrebbe replicato: “grazie per l’assegno ma la provenienza non mi interessa”. Guido Chidichimo (1912-1998), calabrese di Alessandria del Carretto (CS), si laurea a Roma nel 1935. La sua formazione professionale avviene in ambiente ospedaliero nell’ambito della Chirurgia Generale. Dopo un periodo di formazione in Francia (Parigi) e negli Stati Uniti (Houston-D. Cooley) all’inizio degli anni 60 avvia la Cardiochirurgia al San Giacomo per poi trasferirla nel 1968 al San Camillo. Si interessa di valvulopatie ed in particolare all’impiego di protesi biologiche operando migliaia di cardiopatici e portando la Cardiochirurgia di tale nosocomio all’eccellenza. Nel 1977 si eseguono al San Camillo 991 interventi a cuore aperto. All’Ospedale Bambino Gesù abbiamo Carlo Marcelletti (1944-2009), marchigiano di Moie (AN). Si perfeziona in Inghilterra e poi negli USA, prima a Palo Alto (California) e poi alla Mayo Clinic. Nel 1978 fonda e dirige un centro di Cardiochirurgia Pediatrica ad Amsterdam (Olanda) e nel 1982 rientra in Italia per dirigere la Cardiochirurgia Pediatrica al Bambino Gesù di Roma fino al 1995. Ha effettuato il primo trapianto cardiaco in un bambino in Italia nel 1989.

Come abbiamo visto anche l’Italia attraverso studiosi medici e scienziati nel corso dei secoli ha dato un notevole contributo allo sviluppo della Medicina e della Cardiochirurgia. Quest’ultima branca della Chirurgia ha subito un rapido e straordinario sviluppo negli ultimi 50 anni. Molti interventi che prima erano considerati sperimentali sono divenuti di routine. La tecnologia ha certamente dato una nuova dimensione alla pratica della Cardiochirurgia, ma nell’abbracciare il futuro non bisogna dimenticare il passato.
 

 

 


BIBLIOGRAFIA

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