Anno Accademico 2019-2020

Vol. 64, n° 1, Gennaio - Marzo 2020

Seduta Inaugurale

05 novembre 2019

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Storia, cultura e scienza ieri e oggi nel Complesso Monumentale di Santo Spirito

L’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria

G. Iacovelli

Ringrazio la presidente prof.ssa Laura Gasbarrone per avermi invitato alla seduta inaugurale dell’Anno Accademico 2019-2020 dell’Accademia Lancisiana. Mi compiaccio con lei di aver scelto per iniziare questo anno di attività, un argomento di studio e di riflessione significativo e accattivante: “Storia, cultura e scienza ieri e oggi nel Complesso Monumentale di Santo Spirito”, chiamando a intervenire le tre Istituzioni che interagiscono all’interno del più antico ospedale romano; oltre alla sua Lancisiana, la Scuola Medica Ospedaliera e l’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria.

Un argomento interessante per due ordini di motivi. In primo luogo recensire e illustrare la somma di attività che ogni singolo Ente ha svolto in passato, e ancora svolge, nello specifico campo. E inoltre rimarcare che una struttura sanitaria come la ASL Roma 1, come altre in Italia di analogo tipo (gli Incurabili di Napoli, la Ca’ Granda di Milano, Santa Maria della Scala di Siena e tanti altri), non abbia solo il compito di gestire la sanità sul territorio, di prevenire e curare le malattie, di assistere i ricoverati, ma anche di conservare il patrimonio di cui sono custodi ed eredi, di valutarlo ed esaltare la sua funzione pubblica. Di promuovere anche quella che è (deve essere) alla base delle professioni sanitarie: la storia come ricerca e approfondimento delle radici, l’antropologia come conoscenza dell’uomo, la bioetica come consapevole percezione dei limiti.

In questa occasione (l’inaugurazione dell’Anno Accademico) si ricorda il 305° anniversario di fondazione dell’Accademia da parte di Giovanni Maria Lancisi.

Lancisi fu personaggio chiave della Medicina romana tra ‘600 e ‘700. Frequentò il Collegio Romano dei Padri gesuiti e si laureò in Medicina alla Sapienza, dove insegnò Anatomia. Divenne archiatra di papa Innocenzo XI e conservò l’incarico con i suoi successori Innocenzo XII e Clemente XI, sino alla morte avvenuta nel 1720.

Nel 1675 entrò al Santo Spirito e da allora l’ospedale divenne la sua casa.  Raccolse più di duemila testi di Medicina che donò all’Ospedale di Santo Spirito, il primo nucleo della Biblioteca Lancisiana, che oggi possiede 18.000 volumi a stampa, 60 incunaboli, 2000 cinquecentine, 374 manoscritti: una delle più importanti biblioteche storico-mediche del mondo.

Scriveva Lancisi nell’atto di donazione: “Bramo che il Bibliotecario vada eccitando congressi, e particolarmente le Accademie di Medicina e di Chirurgia, facendole fare almeno due volte al mese dai Medici Assistenti, dai Chirurgi Sostituti e dai Giovani più abili”.

Trasferì l’insegnamento di Materia medica (l’attuale Clinica Medica) dalla Sapienza al Santo Spirito, collegando strettamente la parte dottrinale, lo studio sui testi canonici di Ippocrate, Galeno e Avicenna, alla pratica medica, al lavoro di corsia, mettendo insieme per la prima volta Università e Ospedale. Nel Museo Storico dell’Arte Sanitaria è conservata la cattedra in legno da cui impartiva le sue lezioni.

Con lui l’ospedale divenne un luogo deputato anche alla ricerca. Ancora nel Museo vi sono dei reperti anatomici di aneurismi dell’aorta che gli vengono attribuiti: fra le sue opere maggiori è il De motu cordis et aneurysmatibus, uscito postumo nel 1728.

Con Lancisi, quindi, l’Ospedale di Santo Spirito in Sassia divenne un luogo di ricerca e di insegnamento. Fra la fine del ‘700 e il primo ‘800 si costituì il Museo Anatomico, diretto dal chirurgo Giuseppe Flaiani, adiacente alla sala anatomica, dove gli studenti di Medicina e i giovani medici potevano approfondire le proprie conoscenze. Costituisce attualmente un settore molto importante del nostro Museo.

Il ricordo, doveroso, di Lancisi e del suo rapporto con il Santo Spirito riporta al tema specifico del mio intervento: l’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria con la sua biblioteca e il Museo Storico Nazionale dell’Arte Sanitaria.

Il primo germe di Museo e Accademia risale al 1911, alle celebrazioni del Cinquantenario dell’Unità d’Italia e in particolare all’Esposizione Internazionale con le Mostre Retrospettive di Castel Sant’Angelo, manifestazioni volute e in parte organizzate dal vecchio Baccelli.

A Castel Sant’Angelo, appunto, fu allestita, nell’ambito delle suddette Retrospettive, una Mostra delle arti sanitarie che raccolse vasi e vetri di Farmacia, strumenti chirurgici, torchi e mortai per fabbricare medicinali; vennero ricostruiti un antico laboratorio alchemico e una Farmacia romana del ‘600. La mostra, organizzata da un ufficiale del genio, il generale Mariano Borgatti, da uno studioso di storia della medicina, il prof. Pietro Capparoni, e da un ginecologo torinese collezionista di oggetti sanitari, il dott. Giovanni Carbonelli, ebbe un enorme successo.

Quando si chiusero le celebrazioni, i tre ritennero che il materiale raccolto non doveva andare disperso, ma andava raccolto e conservato, a disposizione di studiosi e amatori.

Scoppiò la Grande Guerra e tutto si fermò. Ma subito dopo il progetto riprese forma e il 22 aprile 1920, promotori Borgatti, Capparoni e Carbonelli (quest’ultimo assente perché ammalato), nel Salone del Commendatore dell’Ospedale di Santo Spirito, presenti i rappresentanti del Municipio di Roma, degli Ospedali Riuniti, dell’Ordine di Malta, della Sanità Militare, della Croce Rossa Italiana, fu costituito l’Istituto per il Museo dell’Arte Sanitaria. Poco dopo aderirono l’Ordine Mauriziano e il Ministero dell’Istruzione.

Due anni più tardi, il 14 maggio 1922, fu eretto in Ente Morale con R.D. n. 1746 e col nome di Istituto Storico Italiano dell’Arte Sanitaria (I.S.I.D.A.S.).

Venne approvato lo Statuto dell’Ente, che rispecchiava grosso modo quello attuale. Fu previsto un numero limitato di soci, 150 effettivi e 150 corrispondenti, suddivisi in due classi: storico-sanitaria e storico-biologica. Vennero previsti, anche, soci onorari e soci benemeriti.

I soci effettivi eleggevano (ed eleggono tuttora) il Consiglio di Reggenza, l’organo di governo, costituito da 12 membri (8 dalla classe storico-sanitaria e 4 dalla classe storico-biologica) e dai rappresentanti degli Enti Fondatori. È il Consiglio di Reggenza che elegge ancora oggi Presidente e Vicepresidente. Il Presidente, a sua volta, nomina una Giunta Esecutiva per il normale funzionamento dell’Ente, costituita, oltre che dal Presidente e dal suo Vice, dal Segretario Generale e dal Vice Segretario (che rappresentano le due classi), dall’Amministratore, dal Conservatore dei materiali, una sorta di Direttore del Museo.

Un ruolo importante in questa complessa struttura avevano e hanno i Soci Fondatori, con facoltà di esprimere un Membro permanente nel Consiglio di Reggenza.

I Soci Fondatori sono (secondo l’ultima modifica dello statuto, approvata con D.P.R. 12 novembre 1987): Ministero della Salute (che ha sostituito la Direzione Generale di Sanità del Ministero degli Interni), Ministero della Difesa con i due Ispettorati Sanitari di Esercito e Marina, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali (Ministero Tutore), M.I.U.R., S.M. Ordine di Malta, Ordine SS. Maurizio e Lazzaro, C.R.I., Comune di Roma, A.S.L. Roma 1 (che ha sostituito il Pio Istituto di S. Spirito).

L’Istituto ebbe sin dall’inizio una fervida attività, raccogliendo consensi da tutto il mondo scientifico dell’epoca. Primo Presidente venne eletto il generale Borgatti, vice Presidente il prof. Bilancioni e segretario generale Pietro Capparoni, che stava iniziando la sua ascesa nel campo della Storia della Medicina. Venne pubblicato un «Bollettino». Si lavorò attivamente per la costituzione del Museo, stimolando il Pio Istituto per la costituzione della sede, richiedendo a tutti gli Ospedali Militari la cessione di strumentario antico, interessando anche enti pubblici e privati a fornire materiali. Furono avviate varie istanze al Ministero dell’Istruzione per istituire cattedre di Storia della Medicina: quella della neonata Università “Benito Mussolini” di Bari venne assegnata nel 1925 a Pietro Capparoni.

Le prime riunioni si tennero al Palazzo delle Esposizioni, dove erano stati depositati molti reperti, in attesa che la Commissione degli Ospedali provvedesse a ristrutturarli, addirittura a ricostruire ex novo i locali del Santo Spirito per ospitare il Museo. Finalmente il 4 febbraio 1932 venne firmata una convenzione fra il comm. Adolfo Cotta, Presidente del Pio Istituto, e il gen. Mariano Borgatti, Presidente dell’I.S.I.D.A.S., per la cessione da parte dell’Ospedale dei locali del Museo, inaugurato solennemente (il nastro venne tagliato dal Governatore di Roma principe Boncompagni Ludovisi) l’11 maggio 1933 alla presenza di autorità politiche, religiose e accademiche.

Nel frattempo, a pochi giorni l’uno dall’altro, erano deceduti nell’aprile 1933 il generale Borgatti e il prof. Carbonelli.

Infine il 16 ottobre 1934, nella tenuta di San Rossore in Pisa, il re Vittorio Emanuele III firmò il R.D. n. 2884 con cui l’I.S.I.D.A.S. assunse il nome di Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria. Il relativo Statuto fu pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale” n. 69 del 23 marzo 1935.

Si susseguirono come presidenti dell’Accademia illustri studiosi di Storia della Medicina: Pietro Capparoni, Guglielmo Bilancioni, Adalberto Pazzini, che sino agli anni ’70 del secolo scorso è stato un riferimento obbligato per gli storici della Medicina in Italia.

Dal 1934 ad oggi l’Accademia ha rappresentato un punto fermo, un elemento imprescindibile per gli studi del settore.

Ha organizzato convegni e congressi importanti, negli anni ‘70 e ‘80 si è impegnata nella didattica. Con la rivista «Atti e Memorie» ha illustrato le arti sanitarie, anche nel campo dell’antropologia e della bioetica. Si è interessata, in particolare, di storia della Sanità Militare e di storia del Termalismo, con convegni e congressi di grande rilevanza scientifica.

Con i Centri Regionali (il Lombardo costituito nel 1939, il Piemontese nel 1947, il Triveneto, il Pugliese, l’Emiliano-romagnolo e il Campano nel 1952, il Tosco-ligure nel 1967, l’Umbro nel 1968, il Laziale e il Marchigiano nel 1986, il Calabrese, il Siciliano e l’Abruzzese nel 1987, il Lucano nel 1988) ha diffuso in tutto il Paese la sua influenza e ha radicato sul territorio la cultura storico-medica.

Una funzione ancora più importante hanno avuto, ed hanno, i Centri Interregionali, come quelli più antichi di Storia dell’Alimentazione e Storia della Psichiatria e quelli, più recenti e attivi, del Termalismo e Medicina Termale e di Documentazione Archivistica e Bibliografica in Campo Biomedico.

Negli ultimi dieci anni (il periodo in cui ho gestito direttamente l’Accademia come Presidente) è stata svolta una notevole attività scientifico-culturale: gli annuali simposi di Vitaminologia, le giornate contro il fumo organizzate con Società Scientifica di Tabaccologia, la partecipazione alle Settimane della Cultura del Ministero dei Beni Culturali con mostre di libri e  strumentario antico, i congressi con la Società Italiana di Storia della Medicina, la collaborazione con le Università italiane e straniere per la promozione e lo sviluppo della disciplina.

Un’occasione importante per pubblicizzare ai massimi livelli le attività dell’Accademia è la cerimonia annuale di inaugurazione dell’Anno Accademico. Lancisi e la medicina a Roma, Andrea Vesalio e l’anatomia del ‘500, Niccolò Andria e la Scuola Medica Napoletana, Leonardo e l’Ospedale di S. Spirito, Guido Baccelli e Roma, il “Tesoro Messicano”. Eventi che hanno coinvolto personalità scientifiche a livello nazionale e internazionale; Adriano Bompiani, Bruno Zanobio, Giuseppe Ottavio Armocida, Adelfio Elio Cardinale, Giuseppe Monsagrati, Luciana Rita Angeletti, Valentina Gazzaniga, Carlos Viesca, Alain Tonwaide, Ernesto Galli Della Loggia, Luca Borghi, Maurizio Rippa Bonati, Luigia Melillo, Bernardino Fantini e moltissimi altri.

Un altro interesse prevalente nell’ultima gestione è stato il Museo. Non più luogo di studio limitato a studiosi e ricercatori, ma aperto a un pubblico più vasto, a una fruizione generalizzata. Con impegno e spirito di sacrificio resta aperto tre giorni alla settimana, vengono effettuate Presidente dell’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria visite guidate a scolaresche a comitive di turisti, per lo più stranieri.

Recentemente è stata stipulata con la ASL Roma 1 una convenzione per una gestione più aperta ed efficace, nella visione più ampia di un Polo Museale del Santo Spirito in via di attuazione.

In conclusione, in quasi cento anni di attività l’Accademia ha tenuto fede alle premesse per cui era nata: promuovere – come afferma lo Statuto – “la diffusione e l’incremento degli studi storici dell’arte sanitaria in tutti i loro aspetti e rapporti” e la cura e la gestione del Museo Storico dell’Arte Sanitaria, che resta il fiore all’occhiello, la ragione prima per cui è stata istituita.

Restano altri problemi da risolvere: la continua difficoltà finanziaria dovuta alla scarsità delle risorse, le modifiche dello Statuto, un problema diventato ormai improrogabile.

Ma la nuova gestione, che di recente il Ministero ha convalidato, saprà provvedere certamente alla bisogna. Con l’impegno e la ferma volontà, con il lavoro di tutti e, specialmente, con l’aiuto di Dio.