Anno Accademico 2019-2020
Vol. 64, n° 1, Gennaio - Marzo 2020
Seduta Commemorativa
12 novembre 2019
Seduta Commemorativa
12 novembre 2019
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Desidero innanzitutto ringraziare Pucci, Michela, Carlo Andrea ed ovviamente Paolo Arullani per avermi chiesto di ricordare Augusto in questa sede così prestigiosa, così carica di storia, dove si celebravano le glorie della Scuola Romana di Medicina e non solo degli Ospedali Riuniti del Pio Istituto di Santo Spirito, aula a cui sono legato da tanti ricordi anche famigliari.
Ci sono persone che passano nella storia delle loro professioni per l’eccezionalità delle loro opere e ce ne sono altre che meritano uno spazio simile nel ricordo collettivo per la grandezza della testimonianza di vita e di valori che hanno rappresentato nel corso della loro esistenza.
Augusto Arullani appartiene a pieno titolo a questa seconda categoria. Augusto è nato il 14/06/1935, si è laureato all’Università di Roma nel 1959 con il massimo dei voti e la lode. Ha frequentato per lunghi anni la II Clinica Chirurgica del Policlinico Umberto I in qualità di Assistente, Aiuto e Professore Associato. Si è trasferito poi al Campus Biomedico fin dall’istituzione di questa nuova Università dove è diventato Professore Ordinario di Chirurgia Generale nell’Anno Accademico 1994-1995. Di quegli anni parlerà il suo allievo Marco Caricato subentrato al Lui come Professore di Chirurgia. Ha perfezionato la sua esperienza chirurgica presso il Massachusetts General Hospital di Boston e il St Mark’s Hospital di Londra, centro di riferimento mondiale della chirurgia proctologica. Autore di oltre 400 pubblicazioni scientifiche e di oltre 12000 interventi chirurgici.
Se questi sono in estrema sintesi i tratti salienti della sua biografia, quello che a me preme ricordare è l’eccezionalità della sua testimonianza umana. Augusto aveva il piacere unico di mettere a disposizione dei colleghi più giovani la sua grande esperienza chirurgica e le sue capacità senza chiedere nulla in cambio, senza pretendere ma neanche aspettarsi quello che gli era dovuto: la riconoscenza. Il piacere di donare se stessi a prescindere come base etica della propria vita.
Questa è una caratteristica umana tanto grande quanto rara come sa bene chi ha svolto e svolge l’attività di chirurgo in tutte le sue branche specialistiche. Caratteristica questa ancora più rara proprio dove è più importante: la sala operatoria in cui a volte in pochi minuti si decide il destino di un essere umano sia come sopravvivenza sia come qualità di vita.
La disponibilità di Augusto nei riguardi dei colleghi più giovani rappresenta l’aspetto più elevato e nobile del suo essere Maestro. Il ruolo non solo di trasmettere sapere e saper fare ma soprattutto saper essere. Un aspetto questo del ruolo di Docente attualmente trascurato ed obsoleto. Un ruolo che può svolgere solo chi è fornito di un grande patrimonio etico, caratteristica questa poco rappresentata e valorizzata. È il vuoto valoriale che tanto impoverisce le società contemporanee. Al contrario Augusto è stato testimonianza continua della pienezza di questi valori.
Ho avuto la fortuna di conoscere Augusto e collaborare con lui per un breve ma per me particolarmente significativo periodo e in un momento critico della mia carriera universitaria e della mia vita in genere. Augusto ha rappresentato per me un prezioso, insostituibile punto di riferimento che ha facilitato la mia completa crescita professionale ed umana. Augusto Arullani è stato un marito e un padre premuroso ed esemplare che è vissuto per il proprio lavoro e per la propria famiglia.
È stato colpito dalla perdita più grande che un uomo possa provare: la morte prematura di una figlia. Augusto ha subito questa perdita ad un’età in cui non si hanno più sufficienti prospettive per il futuro e la forza di sopportare per essere ancora al servizio dei famigliari, degli amici, degli altri.
Quando un amico muore una parte della nostra vita se ne va con lui. Ma nessuno muore definitivamente finché vivranno coloro che conservano vivo il loro ricordo e la riconoscenza per aver avuto il privilegio di averli conosciuti.