Anno Accademico 2019-2020
Vol. 64, n° 3, Luglio - Settembre 2020
Simposio: Lebbra
22 settembre 2020
Simposio: Lebbra
22 settembre 2020
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Nel ’69 una coppia di coniugi cattolici, di quelli che all’epoca avresti potuto incontrare all’Isolotto di Firenze o nella Comunità di don Franzoni a San Paolo, decise di ricercare il senso della propria vita nella fratellanza e nella solidarietà verso i più deboli. Partirono per l’Eritrea con il folle progetto di aiutare i più deboli fra i deboli, cioè i lebbrosi, che a causa della loro malattia finivano totalmente emarginati, dimenticati da tutti: senza diritti, senza cure, senza casa, senza lavoro, senza amicizie, se non quelle degli altri malati simili a loro.
Iniziarono dal campo di concentramento nell’entroterra montuoso eritreo, dove il governo etiope teneva segregati i lebbrosi. Progressivamente hanno creato numerose piccole comunità “autogestite, diffuse in tutto il paese, dove accogliere poveri ed emarginati, ammalati di lebbra, TBC, AIDS ed offrire gratuitamente, tramite operatori del luogo, servizi di cure e terapie sanitarie ma anche di assistenza sociale, di alfabetizzazione e di formazione professionale, con la finalità di un recupero alla vita ‘normale’ ed un reinserimento dignitoso e attivo dei malati nella società di appartenenza, tentando di rispettarne i valori di cultura, religione e tradizione”.
L'H.E.W.O. (Hansenian Ethiopian Welfare Organization), una scelta di vita tra "I DIMENTICATI D'ETIOPIA ED ERITREA", è stata fondata nel 1970 dai coniugi Franca e Carlo Travaglino.
La caratteristica dell’HEWO che, fra le tante, maggiormente convince è la Comunità come principale soggetto di cura e riabilitazione. Non solo il singolo (terapeuta, amministratore, volontario ecc..) ma tutta la comunità deve farsi carico della persona malata, disagiata, disabile, al fine di una maggiore probabilità di recupero ad una vita “normale”. Recentemente anche la comunità medica attraverso la voce della OMS, ha riconosciuto con l’acronimo CRP (Community Rehabilitation Program) questa verità di cui l’HEWO è stata illuminata pioniera.
Nel Corno d’Africa a pochi chilometri da Macallè viene costruito nel 2003 un Ospedale totalmente finanziato da Italiani: l’Ospedale HEWO, ove vengono accolti e curati gratuitamente ammalati di lebbra, TBC, AIDS oltre a bambini malnutriti, e anche adulti che necessitano di interventi chirurgici, pazienti che giungono, spesso dopo giorni di cammino, dalle regioni etiopi più disparate. Uno dei paesi più poveri del mondo (148° su 162 paesi), reddito procapite 1 dollaro al giorno, con una mortalità infantile spaventosa (109 morti su 1000 nati vivi); malnutrizione e diarrea cronica di gran lunga sono le principali cause di morte fra i bambini minori di 5 anni; AIDS dilagante, aspettativa di vita 53 anni; e, come se non bastasse, periodiche carestie, come quella che negli anni ‘80 si è abbattuta su quel popolo: si racconta che nel campo profughi allestito nella piana di Quihà si verificassero più di 300 morti al giorno.
Le peculiari caratteristiche dei questi pazienti che, come detto, oltre ad aver bisogno di cure mediche, hanno anche e soprattutto bisogno di iniziative capaci di favorire il loro reinserimento nella società, rende questo ospedale qualcosa di unico, qualcosa che nelle nostre aule e nei nostri salotti può sembrare un’idea astratta, da intellettuali sognatori, e che invece sul campo concretizza l’assioma secondo il quale la salute non è solo l’assenza di malattia, perché il lavoro è salute, l’istruzione è salute, il gioco è salute, i diritti sono salute, il pane ed il libero accesso all’acqua sono salute, la musica è salute. Insomma qui si capisce veramente come la salute è una condizione complessiva dello spirito e del corpo e che tutti dobbiamo e possiamo contribuire alla salute.
L’asilo, il forno, la maglieria, il progetto agricoltura, il pozzo, la stalla, il pollaio, non sono solo delle utili appendici dell’ospedale, ma sono parte integrante del progetto salute ed hanno la stessa, se non addirittura maggiore importanza, della sala operatoria, della Pediatria o della Maternità.
Chiunque vada a Quihà con la mente minimamente aperta verso gli altri, si accorge subito, in modo talvolta Hard, della verità rappresentata dalla sequenza Povertà - Malattia - Disabilità, che rende il nostro intervento a favore dei poveri il primo reale strumento di prevenzione delle malattie e di sostegno della Salute.
L'ospedale di Quihà attualmente si configura come una complessa struttura operante sul territorio con un insieme di attività (ambulatorio per adulti, laboratorio analisi, ecografia, sala dentistica, reparto di degenza, pediatria, maternità,) riconosciute come propulsive per l'intero territorio, tanto che il governo etiope contribuisce alla sua sussistenza con concessioni di territorio, agricolo e non, e con la retribuzione di 10 medici e di parte del personale infermieristico.
La struttura sanitaria attualmente è composta da un reparto di Degenza per oltre 100 posti letto, un Ambulatorio ove ogni giorno vengono visitati oltre 150 pazienti, un servizio ART (Anti Retroviral Therapy), un Laboratorio analisi, una Sala Odontoiatrica, un reparto di Pediatria, un reparto Maternità e una Sala Operatoria completamente attrezzata.
La Sala Operatoria è stata costruita nel 2005 dall'Associazione Lazio Chirurgia Progetto Solidale ONLUS (www.laziochirurgiasolidale.com) interamente a proprie spese.
Dal Gennaio 2006 sono quindi iniziate missioni composte da 2 chirurghi un anestesista e un infermiere professionale, con esperienza di camera operatoria, con il duplice scopo di effettuare interventi in loco e di addestrare personale locale.
Nello stesso anno l'associazione ha finanziato la costruzione di due ambulatori rurali nelle località di Lem-Lem e Romanat, per la cifra di tremila euro ciascuno, e ha provveduto altresì ad acquistare l'arredo dell'asilo annesso all'ospedale per bambini in età prescolare partecipando alle spese di gestione dello stesso.
Anche per Lazio Chirurgia, che ha abbracciato in pieno lo spirito dell'Hewo, non esistono spese di gestione; infatti le equipes si autofinanziano per raggiungere Quihà ed i proventi delle donazioni e delle manifestazioni dell’associazione vengono utilizzati per coprire i fabbisogni di presidi, farmaci e tecnologia necessari al buon andamento del progetto chirurgia. Consentitemi una prima nota sulle caratteristiche totalmente solidali e volontaristiche dell’associazione (in pratica i componenti delle equipe non ricevono nessuna retribuzione che anzi pagano di tasca loro perfino il viaggio aereo mentre i fondi per mantenere l’attività provengono da donazioni di privati, soci o semplici simpatizzanti, e vengono pressoché integralmente, 95%, utilizzate in loco, essendo le spese gestionali, limitate alle sole incombenze fiscali).
Da allora a tutt'oggi i volontari di Lazio Chirurgia, in accordo con l'Health Bureau Etiope, garantiscono assistenza sanitaria gratuita con circa 10 missioni ogni anno. Fino ad oggi le missioni sono state oltre 120, in media di 15 giorni ma talvolta anche di un mese; sono partiti dall’Italia oltre 180 volontari, fra medici, infermieri e studenti, quasi tutti per più missioni.
Sono stati eseguiti, a titolo totalmente solidale e gratuito, circa 4500 interventi di chirurgia a favore dei poveri del Tigray.
Inoltre nel corso delle loro missioni I volontari hanno donato aiuti alimentari e di vestiario per i bambini dell'Asilo Gregorio Donato e per la popolazione del villaggio di Lem Lem nel sud-est del Tigray.
Al momento l’attività sanitaria dell’ospedale HEWO di Quihà punta prevalentemente sui seguenti progetti: