Anno Accademico 2020-2021

Vol. 65, n° 1, Gennaio - Marzo 2021

Seduta Commemorativa

17 novembre 2020

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Commemorazione del Prof. Angelo Acconcia

T. Acconcia

Gentilissimo Presidente,

innanzitutto mi preme rivolgere a Lei e all'Accademia tutta un caloroso ringraziamento anche a nome della mia famiglia per aver organizzato questa giornata commemorativa del nostro illustre parente, Prof. Angelo Acconcia, a poco più di un anno dalla sua scomparsa.

È vivo in noi il ricordo del Professore non solo come chiarissimo studioso e appassionato chirurgo, ma – come potrete immaginare – affettuoso fratello, marito, zio, prozio, sempre vicino alla sua famiglia; ed è per questo credo sia importante – oltre che doveroso - ricordarne le origini.

Angelo Acconcia nasce nel 1927 a Marcianise, piccolo paese in provincia di Caserta, al quale era molto legato e dove aveva frequentato nel periodo universitario un convento di francescani e coltivato legami affettivi e amicizie che lo hanno accompagnato nel tempo.

Dopo aver conseguito la maturità classica presso il Liceo-Ginnasio Pietro Giannone di Caserta, si iscrive l’anno 1944 alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli, dove consegue la laurea l’anno 1950 (con il massimo dei voti).

Nel 1953 consegue la specializzazione in Urologia presso l'Università di Cagliari e nel 1957 la specializzazione in Chirurgia Generale presso l'università di Genova.

Negli anni dal 1954 al 1970 è stato insegnante della Scuola di Specializzazione in Urologia dell'Università di Siena e tra il 1958 e il 1963 ha conseguito la libera docenza in Anatomia Chirurgica, Clinica Chirurgica, Patologia Chirurgica e Urologia.

Durante quegli anni, segue i corsi tenuti dal prof. Raffaele Paolucci di Valmaggiore e, in particolare, diviene allievo del prof. Egidio Tosatti, che seguirà a Siena allorché questi conseguirà (presso l’Università della città) la cattedra di Chirurgia Generale e di Urologia.

Successivamente, vincitore di concorso, nel 1963 diviene Primario del reparto di Chirurgia Generale ed Urologia dell’Ospedale di Foiano della Chiana (Arezzo); nel 1965, assistente ordinario, sempre per concorso, della Clinica Chirurgica dell'Università di Siena (prof. L. Gallone), con incarico di aiuto fino al 1969.

Nello stesso anno 1969, viene nominato Primario della divisione di Urologia-dialisi dell'Ospedale “S. Maria della Scala” di Siena, dove rimane fino al 1989, anno in cui viene nominato Primario di ruolo dell'Ospedale “Cristo Re” di Roma (fino al 1994, anno del pensionamento).

Dal 1994 è consulente urologo presso diverse strutture sanitarie romane (per tutte European Hospital, Aurelia Hospital, clinica Città di Roma).

È socio della SIU (Società Italiana di Urologia) della Società Italiana di Urodinamica, della Società Italiana di Chirurgia Generale, dell'Accademia dei Fisiocritici di Siena, dell'Accademia Lancisiana di Roma, della AUA (Società Nordamericana di Urologia), della Società Nordamericana di Endourologia, nonché della prestigiosissima Società Panamericana di Urologia (AAGUS – American Association of Genitourinary Surgeons), associazione della quale fanno parte i migliori urologi del mondo (ammessi solo tre italiani).

L'attività scientifica è attestata da oltre 180 pubblicazioni stampate (tra le più prestigiose, il capitolo di Patologia Chirurgica Urologica nel trattato di “Patologia Chirurgica” di L. Gallone (editrice Ambrosiana – Milano).

L'attività chirurgica è attestata da oltre 13.000 interventi urologici.

Il Prof. Acconcia fu il primo in assoluto in Italia a sostituire completamente in situ la vescica urinaria con anse intestinali, tecnica appresa come allievo per oltre un anno del Prof. R. Couvelaire, Urologo dell'Università di Parigi, riconosciuto iniziatore di questa chirurgia nel 1950.

Già negli anni 50, da giovane chirurgo, pensò di ricostruire la vescica urinaria nella sua sede naturale, impiegando parti dell’intestino; la “sua” neovescica intestinale ortotopica rivoluzionò la Chirurgia Urologica dell’epoca eliminando tanti fastidi.

Ma come era arrivato alla “neovescica”? Aveva cominciato ad interessarsi al problema nella Parigi del dopoguerra, dove Couvelaire (un genio dell’Urologia moderna) applicava all’uomo quello che altri (Tizzoni e Poggi, della Scuola di Bologna) avevano dimostrato essere possibile sul cane fin dalla fine del 1800.

Esportò allora quel sistema a Siena, dove operò quattro casi dimostrativi e dove cominciò la strada del perfezionamento: risultato, la diffusione della neovescica fu rapida e al Congresso di Urologia di Milano del 1986 vennero presentati ben 120 casi risolti.

Tale tecnica assolutamente personalizzata finì sulle pagine di “Patologia Chirurgica”, il testo di Gallone sul quale hanno studiato intere generazioni di Chirurghi e del quale ebbe l'onore in seguito di curare l'aggiornamento di alcuni capitoli nell'ultima edizione.

Dunque, il Prof. Acconcia a buon diritto può essere ricordato nel tempo come il pioniere della Chirurgia Ricostruttiva, nonché punto di riferimento per molti allievi e studiosi nel corso della carriera e maestro indiscusso dell'urologia italiana per molti anni.

È uno dei pochi italiani presenti sul prestigioso “Who’s who in the world” (l’enciclopedia dei viventi celebri).

Tra gli altri contributi pionieristici nell’Urologia, merita un novero la sua presentazione al Congresso del 1987 sulle “Controversie in Urologia”, di ben dieci casi di prostatectomia radicale retro pubica dove risultava evidente il risparmio della continenza urinaria e dei nervi preposti alla funzione erettile (come proposto da Patrick Walsh a Baltimora).

Oggi tutti applicano quel sistema!

Fu poi anche tra i primi a sostenere la “chirurgia su banco” del rene distaccato dal corpo e da reinserire in loco, con la tecnica dell’autotrapianto (la Rivista di Urologia commentò, nel 1980, un suo lavoro in proposito).

Poi, dopo lunghi studi, portò in Italia anche la “linfaticografia degli arti”; un metodo ormai abbandonato, ma che favorì tante diagnosi di neoplasie dell’apparato urinario e genitale maschile.

Uomo che ha dedicato sicuramente la vita allo studio e alla professione di Chirurgo, pur tuttavia è stato appassionato cultore delle arti e della letteratura, e chiunque lo ha conosciuto ne ha apprezzato la lucidità e la memoria; doti non comuni che 'tradivano' una preparazione seria e meticolosa fin dall'inizio dei suoi studi e un innato desiderio della continua 'ricerca'.

Mi piace ancora ricordare – tra le sue passioni – l'amore e la riconoscenza per i luoghi che l'hanno visto protagonista: sicuramente la città di Siena cui era affezionato e nella quale ha vissuto professionalmente per oltre trent'anni, ma sopra tutti la sua splendida residenza nel Chianti senese (Gaiole in Chianti - Tiorcia) nella quale ha trascorso quegli anni di attività intensa ed altri ancora successivi, destinandola a piacevolissimo luogo di incontro con la sua famiglia numerosa e gli amici di una vita.

A titolo personale, mi preme ricordarne la figura “paterna” di uomo schietto, che non amava giri di parole, andava dritto all'obiettivo (come si conviene agli uomini di scienza), assai rigoroso con se stesso e quindi con gli altri, dotato di grande personalità e con un carattere determinato (diceva sempre che chi ha carattere ha sempre un … brutto carattere!).

Credeva nel “servire” e l’essere utile agli altri, alle cose del Mondo – ricordava spesso - gli portava vera soddisfazione e tanta felicità.


Attività nell'Accademia Lancisiana

Nominato Accademico nel 2003 e Accademico Emerito nel 2018, vanno menzionati molti suoi contributi (comunicazioni, convegni, simposi), ma in particolare mi piace ricordare l'Incontro Fisiocritici-Lancisiani - “Rievocazione di una antica amicizia” - svolto a Siena nel 2004 presso l'Accademia dei Fisiocritici; incontro nel quale si adoperò per ricordare un'amicizia nata alla fine del '600 tra la prestigiosa Istituzione Romana voluta da Giovanni Maria Lancisi e l'altrettanto prestigiosa Accademia dei Fisiocritici di Siena.

Istituzioni dalle quali ebbe riconoscimento come accademico e delle quali era onorato di far parte.