Anno Accademico 2020-2021
Vol. 65, n° 1, Gennaio - Marzo 2021
Seduta Commemorativa
17 novembre 2020
Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione, "Sapienza" Università di Roma e Direttore UO Ipertensione Arteriosa Secondaria, Dipartimento Assistenziale di Medicina Interna e Specialità Mediche, Az. Osp. Univ. Policlinico Umberto I, Roma
Seduta Commemorativa
17 novembre 2020
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Siamo qui, questa sera, per ricordare Pietro Cugini, che ci ha lasciati improvvisamente il 6 aprile 2020, in un momento delicato come quello della pandemia da Coronavirus, che non ci ha consentito di unirci a lui per l’estremo saluto con l’affetto di chi ha vissuto insieme a lui gran parte delle sue vicissitudini accademiche e non solo. Saluto che gli rivolgiamo ora nel ricordare, seppure in modo sintetico, la sua figura di Clinico Medico. Figura davvero eccezionale per le sue caratteristiche di medico oculato, ma anche di ricercatore, di scienziato, e anche di filosofo, per le sue riflessioni di natura epistemologica ed etica. Verrebbe da dire che Pietro Cugini sia stato un medico d’altri tempi per la sua caratura intellettuale, che ci riporta, e lo diciamo senza enfasi, a nomi come Leonardo da Vinci, se non altro per quella curiositas, che gli era propria.
Il Professor Cugini nacque il 13 dicembre 1936 a Roma, dove per lo più è vissuto, dedicando tutta la vita alla docenza universitaria, alla ricerca, alla pratica clinica e all’editoria, nonché alla famiglia, con dedizione particolare ai figli. È stato anche un valido sportivo, in virtù del suo habitus atletico, che gli ha consentito di essere un velista appassionato e pervicace, tanto da partecipare negli anni Settanta e Ottanta a diverse regate a livello nazionale. Egli conseguì la laurea cum laude in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza nel 1962. Ottenne quindi il diploma di specializzazione cum laude, rispettivamente, in Cardiologia (1964), Gastroenterologia (1966), Ematologia (1967), Endocrinologia e Malattie Metaboliche (1969), nonché l'Idoneità Nazionale al ruolo di Primario Ospedaliero nel 1978. Va subito detto che il fiore all’occhiello è stato per lui la carriera universitaria, con i risvolti in ambito accademico, sia per quel che concerne la ricerca sia per quel che riguarda la didattica, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Roma La Sapienza. Appartenne a una delle Scuole Mediche più gloriose della Medicina Italiana, che diede vita a quel ramo della Medicina Interna che è l’Endocrinologia e la Medicina Costituzionale, afferendo sin dal 1962 all'Istituto di Patologia Medica, diretta dal suo maestro, il Professor Domenico Scavo, sull’onda di Nicola Pende e di Cataldo Cassano. Successivamente, nel corso degli anni, l'Istituto di Patologia Medica sarebbe divenuto dal 1968 Istituto di Clinica Medica II, quindi dal 1999 in poi Dipartimento di Scienze Cliniche. E qui, dove egli mosse i primi passi sin dalla sua formazione, e dove sarebbe rimasto fino al termine della carriera assistenziale, Cugini ha avuto anche una intensa attività nei Reparti, negli Ambulatori e nei Laboratori. Per tornare alla dimensione accademica, ottenne all’unanimità, giovanissimo, la Libera Docenza in Endocrinologia nel 1972. Fu inoltre Visiting Professor negli USA ed in Giappone, nell'ambito di progetti internazionali di ricerca, rispettivamente con i Chronobiology Laboratories della Minnesota University, Minneapolis (1980, 1985) e con l’Institute of Health Science della Kyushu University, Fukuoka, (1988, 1990, 1996). Presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza, la sua Università, è stato Professore di Fisiopatologia Endocrina, di Semeiotica Medica, di Patologia Speciale Medica, di Metodologia Clinica ed infine Ordinario di Medicina Interna. Ha scritto parecchi libri inerenti alle materie che ebbe modo di insegnare sia nel Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia sia nelle Scuole di Specializzazione. In particolare ha insegnato Biochimica Endocrina, poi Fisiopatologia Endocrina e poi Cronoendocrinologia nella II Scuola di Specializzazione in Endocrinologia e Malattie del Ricambio e Rene ed Ipertensione Arteriosa nella II Scuola di Specializzazione in Nefrologia. Fu inoltre chiamato come libero docente alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze per insegnare Cronobiologia Clinica.
Intensa anche la sua attività come Editor. È stato fondatore della rivista scientifica Chronobiological Section, ed è stato anche Direttore scientifico della rivista La Clinica Terapeutica (dal 2006).
Numerosissimi i Riconoscimenti, i Premi, le Onorificenze, che gli sono stati tributati nel corso della sua lunga attività professionale a cominciare dal periodo in cui era studente e neo-laureato. Qui vogliamo ricordare l’Onorificenza di Accademico dell’Accademia Lancisiana occorsa nell’anno 2009 e quella di Accademico dell’Accademia dei Fisiocritici nel 2011. In particolare ebbe il Riconoscimento nosografico (2007-2009), a cui teneva moltissimo, della "Initial Tensive Damage of Target Organ/Monitoring Prehypertension Syndrome" con l'eponimo di 'Cugini's Syndrome' (1997- 2002).
La sua attività indefessa di ricercatore l’ha portato a fare numerose scoperte clinico-scientifiche che qui in parte vogliamo elencare: l’Ipogonadismo diencefalo-ipofisario da neurotoxoplasmosi (1973), la Syndrome of masculine ambiguous genitalia, congenital glomerulonephritis and high renin hypertension (1981), l’Aldosteronoma linfocitico (1985), la Variante ipokaliemica normotensiva della syndrome da spray nasale indotta dal 9-alpha-fluoro-prednisolone (1985), la Sindrome bollosa cutaneo-cerebrale diabetica (1989), la Bartter's syndrome associated with indirect hyperbilirubinemia (1990), il Ritmo circasettano e circannuale della cefalea (1990), la Sindrome cefalea, ipertensione notturna (1992), lo Pseudoipoaldosteronismo da deficit di (Na+/K+)-ATPasi di membrana eritrocitaria (1992), il Quanto di ipertensione (1994), gli Obesi "carboidrati-sensibili" e "carboidrati- non sensibili" (1997), la Preipertensione arteriosa (1998), la Retinopatia tensiva a "lesioni minime" e pre-ipertensione arteriosa (1998), il Rischio presuntivo di crisi ipertensive (2001), la Silent cardiac neurovegetative dysautonomia in type 2 diabetes (2001), l’Initial Tensive Damage of Target Organ/Monitoring Prehypertension Syndrome (1997-2002), la Sindrome del “minimum delirium cordis” da disautonomia diabetica silente (2007), il Ritmo circannuale della renina e dell’aldosterone (1982), il Ritmo circadiano della prorenina (1983), il Ritmo circadiano della (Na+/K+)-ATPasi della membrana eritrocitaria (1984), il Ritmo circannuale del 25- idrissicolecalciferolo (1984), il Ritmo circadiano dell’enzima di conversione angitensinica (1990), la Dieta ipermediterranea nei longevi di Campodimele (1990-91), il Ritmo circadiano del Vasoactive Intestinal Peptide (1991), il Ritmo circadiano della pressione arteriosa nei neonati nel loro primo giorno di vita (1991), i Ridotti livelli medi di pressione arteriosa giornaliera in longevi e nella loro progenie, la Persistenza del ritmo circadiano della melatonina nei longevi (1991, 1997), i Metodi innovativi cronobiologici, il Metodo Clinospectror (1991), il Metodo Cosint (1992), il Metodo di Correlazione Periodica (1992), il Metodo Cosicum (2000), il Metodo di Interpolazione Frattalica di serie temporali (2001).
Oltre ai numerosissimi articoli scientifici pubblicati su Riviste anche Internazionali, ha pubblicato diversi libri di Medicina e numerosi Capitoli in prestigiosi Trattati di Medicina.
Ha inoltre pubblicato diversi saggi che hanno spaziato dalla scienza medica alla filosofia, libri come Perché la cronobiologia (1981), Basi filosofico-scientifiche della cronobiologia (1986), The nature of time: a misinterpreted entity (1989), Natura e valore etico del tempo in medicina (1990), Epistemological and philosophical bases of chronobiology (1991), Il tempo in biologia e medicina (1997), Caos, salute e malattia (1997), La necessità del caos (1998), Da Cronos a Caos: ovvero dal determinismo del ritmo circadiano della pressione arteriosa all'indeterminismo delle crisi ipertensive (1998), Ordine e caos, linearità e non-linearità, periodicità e omeostasi (1999), Adduzione: Identificazione e descrizione di una nuova categoria epistemologica di ragionamento inferenziale della scienza meta-naturalista (2010), Saggio su scienza e linguaggio (2011), Saggio su scienza, cosmogenesi e religione (2012).
Numerosi gli aneddoti su fatti che l’hanno visto protagonista e che ora ci vengono in mente e che potremmo raccontare. Ma, vista la brevità del tempo concessoci, ci soffermiamo soltanto su uno dei suoi vissuti, che gli stava molto a cuore e sul quale spesso ritornava raccontandolo con la medesima emozione soprattutto agli studenti e ai Colleghi più giovani. Era una fredda Vigilia di Natale e un paziente ricoverato in Clinica aveva avuto nei giorni precedenti la promessa che sarebbe stato dimesso in prossimità delle festività natalizie e che dunque si sarebbe potuto riunire con la famiglia per festeggiare il Natale secondo la tradizione. Ma i medici sanno bene che in clinica quello che appare la sera può già cambiare al mattino. E così avvenne qualcosa per cui il paziente non fu dimesso e rimase ricoverato, con tutta la di lui mestizia per essersi alla fine ritrovato la Vigilia di Natale da solo, lontano dai propri cari e per di più davanti a una minestrina di semolino. Fu così che il Professor Cugini, di guardia in Reparto, fece uno strappo alla regola e uscì per andare a comprare una cena, degna della tradizione, per il paziente, per cercare di risollevarlo moralmente. Come dire che vi è qualcosa che travalica il dovere e questo è il piacere di fare del bene con l’esercizio delle virtù.
Pietro Cugini, dunque, è stato un grande medico, sintesi perfetta di clinico e di ricercatore nei veri e propri significati delle due parole. Olismo e riduzionismo fusi nel crogiuolo prospettico della fisiopatologia per quanto attiene alla scienza medica dal punto di vista epistemologico e uomo a tutto tondo se si considera la prospettiva etica. Il suo humus fertile era il rispetto della persona, di ogni persona, a partire dal nocciolo duro del fango, che ci ha plasmato e da cui deriviamo e che l’etimo di humus sta bene a decifrare. Umiltà e umanità, con quell’um radicato appunto nell’humus, erano le sue caratteristiche personali, che sapeva far trapelare in ogni circostanza nel momento in cui aveva modo di relazionarsi con ogni persona. Con i pazienti, in primis, ma anche con gli Studenti, a lui così cari, con i Colleghi, con gli Infermieri, con i Tecnici, con il personale amministrativo e con chiunque incontrasse; a prescindere dal ruolo istituzionale, dal grado ricoperto, dall’età, e da ogni caratteristica qualitativa delle persone, era in grado di accoglierle e di metterle a proprio agio con una empatia unica, che invitava e emozionava. Emozionava, sì, e lo diciamo senza retorica alcuna, per il fatto che una figura di studioso e di medico della sua portata si calasse con il suo assetto serio, non certamente serioso, e nello stesso tempo monacale, con il suo tono di voce calmo e serafico, in un dialogo aperto e sincero, che sapeva rappacificare quella visione umana della Medicina in cui si fondono il netto rigore della dottrina scientifica e l’afflato verso ogni uomo. E questo è quanto soprattutto ci portiamo dietro e dentro. L’insegnamento di un uomo che è stato maestro, - come si suole dire, ma in questo caso non per circostanza, ma per virtù reali, - di scienza e di vita.