Anno Accademico 2022-2023
Vol. 67, n° 1, Gennaio - Marzo 2023
Seduta Commemorativa
15 novembre 2022
Specialista in chirurgia della mano, Roma.
Fondazione Internazionale Medici Africa Centrale, FIMAC Onlus.
Seduta Commemorativa
15 novembre 2022
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Felice Livi è nato a Roma, il 1 febbraio 1927, ed è morto nella sua casa di Cortona il 6 luglio 2022.
Prof. Felice Livi |
Un incontro importante.
Conosciamo tante persone durante la vita, di molte non ricordiamo nulla, altre ci rimangono impresse, magari per un dettaglio, poche sono determinanti nella storia di ognuno di noi.
Felice Livi è entrato con il suo mondo nella mia vita tanti anni fa, all’inizio degli anni ’80 quando, provenendo dall’ Ospedale San Camillo, si trasferì all’Ospedale Santo Spirito con il suo bagaglio di professionalità, cultura ed umanità, con l’incarico di aiuto dirigente del servizio di Gastroenterologia. È lui che ha dato un impulso determinante a questa attività specialistica presso l’Ospedale. Inizia con lui di fatto, un moderno ed efficiente Servizio di Endoscopia Digestiva; un’attività che andò a colmare una carenza inaccettabile, facendo fare un salto di qualità all’Istituzione.
Attualmente la Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva del Santo Spirito è una eccellente Unità Organizzativa Complessa (di cui fanno parte anche la Gastroenterologia dell’Ospedale San Filippo Neri e dell’Ospedale Nuovo Regina Margherita); ha uno staff di 6 medici oltre al primario, 7 infermieri oltre alla coordinatrice infermieristica (caposala), un OSS (operatore socio-sanitario). Al Santo Spirito si effettuano ogni anno intorno alle 1.600 visite e circa 6.000 esami endoscopici diagnostici e chirurgici.
Quindi, la storia del prestigioso reparto di cui ora l’Ospedale Santo Spirito è dotato, con la sua qualificata attività di Endoscopia Digestiva, parte da lontano, origina proprio dall’arrivo di Livi 40 anni fa con la sua attività quasi artigianale, con il suo coraggio, il suo entusiasmo e le sue capacità.
Era dotato, tra l’altro, di una notevole manualità, di abilità in informatica (comincia con lui una moderna gestione dei dati relativi all’attività del servizio).
A proposito della storia e dell’evoluzione della Gastroenterologia al Santo Spirito, voglio menzionare il dott. Riccardo Ballanti, già aiuto del dott. Livi.
Il dott. Riccardo Ballanti, prematuramente scomparso (26/10/2018), fu dirigente del servizio dopo Livi, dandogli forte ulteriore impulso e qualifica, istituendo, tra l’altro, un programma di screening per la prevenzione dei tumori del colon-retto.
Vorrei ora narrare qualcosa che mi riguarda personalmente; lo faccio perché credo sia il modo migliore per descrivere e caratterizzare la personalità del Dott. Livi a beneficio di coloro che non lo hanno conosciuto.
Dopo poco tempo dal suo arrivo al Santo Spirito, frequentai la Gastroenterologia in qualità di tirocinante ma quella non era la mia strada e lui, con intelligenza, sensibilità e fermezza me lo fece capire.
I bravi medici di un tempo, quando si trovavano nel ruolo formativo, in rapporto a colleghi più giovani, ne sentivano tutta la responsabilità e si ponevano il problema di assisterli, indirizzarli. Mi pare che oggi nessuno sia più disponibile per questo, secondo l’attuale e comoda logica del «non sono affari miei, non mi riguarda».
Fu così che Felice Livi, che era un vero medico, nelle capacità e nell’etica, mentre mi sconsigliava di proseguire, mi offriva sostegno ed aiuto per trovare la mia strada, secondo le mie attitudini.
Mi mise a disposizione il suo entusiasmo e le sue conoscenze; in questo modo potei avere a buon prezzo i primi occhialini da ingrandimento per operare le mani, comprati in un negozietto che solo lui poteva conoscere ed il mio primo porta - aghi da micro, costruito da un geniale artigiano che aveva la bottega presso il San Camillo. Strumento che certo non avrei potuto comprare dalle grandi ditte: quelle che forniscono gli ospedali. E poi mi ascoltava, mi incoraggiava, si compiaceva sinceramente dei miei progressi e dei miei progetti nella chirurgia della mano. Mi diceva della sua esperienza nella gestione dei traumi delle mani quando in Canada (a Kitchener in Ontario) dove aveva lavorato al Pronto Soccorso appena laureato, dopo i weekend, arrivavano “i giardinieri della domenica” che si erano feriti con il tagliaerba.
Scriveva bene, con cultura e fantasia ad un livello che poteva senz’altro reggere il confronto con i più validi professionisti della carta stampata.
Amava le attività artigianali, manuali e questo era un altro punto di incontro tra noi, di discussione: un comune Interesse.
Immaginava e realizzava dispositivi, utili al suo lavoro: come quando fece costruire dagli artigiani della manutenzione (presenti allora in Ospedale) una sorta di faretra posizionata obliqua sul lato del carrello dell’endoscopia dove infilare i lunghi e flessibili strumenti diagnostici.
Era un medico completo con una corretta visione di insieme del paziente attualmente, purtroppo, abbandonata dai più, per puntare tutto sull’aspetto tecnico, super-specialistico della professione: i singoli organi piuttosto che il paziente in toto. Un modo, quest’ultimo, di praticare la Medicina basato su una filosofia sbagliata, credo ed anche pericolosa per le possibili conseguenze, giustificato tuttavia da una presunta, discutibile efficienza.
Socio dell’Accademia Lancisiana dal 1982, poi Accademico dal 1997.
Fece parte del Consiglio Direttivo con incarico di Amministratore dal 2003 al 2014. Dal 2014 si era trasferito a Cortona, città natale della madre e per la distanza e per i gravi disturbi della vista, che rendevano di fatto impossibile partecipare attivamente alla vita della Lancisiana, nel 2016 era stato nominato Accademico Emerito.
Era un uomo intelligente, buono, simpatico, disinteressato, colto e creativo; capace di quella sottile, comunicativa ironia che aiuta a vivere e ad affrontare le avversità.
“Mio nonno, che Voi avete conosciuto come medico, per quanto ha potuto mi ha trasmesso la passione per l’arte, mi parlava di monumenti e di opere, della loro storia e, come ho potuto comprendere dai racconti di mia madre e delle mie zie, con la stessa passione ha affrontato il suo lavoro.
Per me, che non ho avuto l’opportunità di trascorrere molto tempo con lui, oggi è stata una bellissima occasione per sentirne parlare, della sua vita e delle sue iniziative in campo medico, e per questo, anche a nome dei familiari qui presenti, vanno i miei ringraziamenti, in particolare al prof. Ortensi”.
Beatrice Annibali, nipote del Prof. Livi