Prof. Pasquale Alessandro Margariti

già Professore Aggregato Università Cattolica del Sacro Cuore, già Direttore U.O.C. Ginecologia Columbus, Fondazione Policlinico Universitario Gemelli, IRCCS, Roma

Articolo pubblicato in:

Anno Accademico 2022-2023

Vol. 67, n° 3, Luglio - Settembre 2023

Settimana per la Cultura - Sessione Straordinaria

05 aprile 2023

Copertina Atti Terzo Trimestre 2023 per sito.jpg

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Introduzione

G. Baggieri, P. Margariti

 

“Opera libraria di P. A. Margariti, presentata presso l’Accademia Lancisiana nella seduta straordinaria del 5 aprile per la celebrazione della Settimana della Cultura 2023, una riflessione di forte attualità sul riduzionismo della maternità”.

Una tavola rotonda che, aperta al pubblico, ha consentito di porre domande, al prof. Pasquale Alessandro Margariti ed alla prof.ssa Michelangela Danza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, su come s’inserisce la scelta del parto cesareo in termini di contaminazione sociale, viste le alte percentuali che vengono citate, in quelle che sono anche le nuove scelte di maternità per chi non può avere figli, dalla riproduzione assistita omologa o eterologa a quella surrogata. In altri termini, se nel passato ricorrere al taglio cesareo era un atto estremo, per la rischiosa mortalità che ne derivava sia materna che fetale o di entrambi, oggi è quasi un’esigenza che, se associata alla riproduzione assistita eterologa o che avviene in un utero surrogato, possiamo dire che il desiderio di un figlio appartiene ad un riduzionismo di un’etica della maternità, alla luce soprattutto delle mancate adozioni. E poi ancora, il taglio cesareo che per volontà materna nelle diverse statistiche mondiali incide per il 10%, in Italia poi raggiunge persino il 38%. Ecco allora perché chiedersi quali siano le motivazioni che inducono le pazienti a una tale scelta. La donna vi è indotta dalla convinzione che sia il metodo più sicuro per assicurare il benessere fetale, oppure vuole evitare il doloroso travaglio? Quanto incide in questa decisione una corretta informazione sui vantaggi di un parto vaginale? 

Ecco alcuni dei riverberi che emergono da questa straordinaria ricostruzione storica del parto cesareo. Una fatica che va a colmare una parte della letteratura scientifica della storia della Medicina, che ha descritto questo tema spesso in modo parziale o comunque in una veste priva delle emotività di contesto e di cronaca che “appartiene” al primo anelito di nascita alla vita. Le pagine, con dovizia scientifica, trasferiscono la sofferenza e la speranza delle donne che hanno affrontato nel corso della storia anche con la morte questo immane sacrificio. La letteratura europea, in particolare francese, seppure ha impegnato numerose pagine in termini di società sul “male di essere donna”, rifacendosi in particolare alla donna dell’antichità romana e greca riguardo soprattutto all’isteria o alla sterilità, certamente non ha colto né penetrato in un ambito a nostro avviso sociologico e antropologico medico, questo straordinario aspetto della maternità nel corso dei secoli. I diversi trattati di ostetricia che storicamente compaiono a cominciare da quello di Sorano, che non cita minimamente il parto cesareo, trattano l’argomento liquidando la difficoltà al parto con l’embriotomia o nel caso della donna morta con il taglio addominale per salvare il bambino ancora in vita. Lo sviluppo argomentativo che si stende in due volumi per ben ottocento pagine, tiene conto di aspetti che, oltre alla sostanza scientifica sulle tecniche e modalità del taglio cesareo nella scansione cronologica, anche del «decoro» narrativo dato dall’emotività di chi ha vissuto direttamente l’esercizio di questa pratica. Ne è ragione la ricca e articolata bibliografia che da sola costituisce già il caposaldo del parto cesareo e quindi dell’ostetricia. Infatti la lunga esposizione non tace, ma esalta, aspetti artistici come ad esempio le raffigurazioni della nascita dall’addome di Esculapio o di Adone; inoltre una nutrita iconografia accompagna nel tempo la storia del parto cesareo, tra l’altro si parla dello strumentario ostetrico (II libro), in particolare del forcipe; quando arriva, e cosa determina in termini d’innovazione questo “risolutivo” strumento. Ammirevole la trasposizione di brani nel rispetto filologico linguistico e di tante altre curiosità che rendono la lettura un modo originale e puntuale di fare un resoconto storico e puntuale delle gravidanze problematiche. Ad esempio leggendo Felkin o Rilli, medico ed etnologo che hanno assistito ai parti cesarei in donne di tribù africane dell’Uganda e del Caucaso, sappiamo del taglio cesareo ben riuscito con la sopravvivenza della mamma e del bambino. Una testimonianza che, a parer loro, ha radici antichissime millenarie. Ed anche la consistente documentazione storica la quale c’informa che sino a tutto il 1500 il cesareo veniva effettuato su donne morte al fine di far nascere il bambino; motivazioni religiose, etiche o rituali particolari, che ponevano questa nascita per molte comunità quale emanazione demoniaca o addirittura come nascita dell’anticristo. Quindi il chirurgo ostetrico nel parto cesareo su donna viva si misura con le complicazioni di tipo infettivo, emorragico, con la chiusura addominale in utero beante ecc., ed ancora con blande anestesie ancor prima dell’etere solforico, etilico, del cloroformio del protossido d’azoto ecc.. Ecco, in questa storia del parto cesareo emerge tutta la naturale preoccupazione e le difficoltà che vivono i medici per i secoli a seguire, almeno dopo il 1500, per riporre forse più sicure speranze di vita alla comparsa della penicillina, quindi degli antibiotici. E poi ancora il passaggio davvero nodale che con Edoardo Porro dà la svolta alla nuova tecnica del cesareo con l’asportazione dell’utero e delle ovaie al fine di evitare le complicanze che ne derivavano (emorragie e infezioni), una svolta che viene parzialmente colta vista la sua breve durata 1876-1882, ma che susciterà un dibattito davvero partecipato e passionale. Da questa proposta chirurgica data dalla cruenta mutilazione, scaturirà infatti, ai primissimi del novecento la spinta al perfezionamento della tecnica di sutura del taglio della parete uterina. Non solo l’opera non si sottrae alle considerazioni epistemologiche e di retorica, esercizio di speculazione, a nostro avviso, spesso dell’etica del nulla, semmai le trasferisce nelle riflessioni associate alla religiosità popolare, al tormento del medico inerme di fronte a questa complicazione. Il circuito del dibattito del sapere medico in questa circostanza include, per scelta dell’autore, e giustamente tra l’altro descrizioni dirette del coinvolgimento di importanti medici in queste proprie esperienze. Un modo vero e sensibile per restituire anche a chi ha dimenticato il riconoscimento e il merito di un utile contributo alla perfezione del più importante atto chirurgico. Nella storia dell’uomo, della sua salute, delle sue malattie è forse l’unica applicazione medico chirurgica che ha tratto le sue conquiste non dalla cura diretta della malattia ma dalla riproduzione umana, avendo proprio come “cavie” la mamma” e il bambino.

Una serie di conquiste e di chiarimenti sul modo migliore di far nascere un bambino, emanazione della storia manuale e clinica, si ritrovano oggi superate da tecnologie avanzatissime, in grado d’intervenire anche con la Chirurgia Pediatrica su feti portatori di patologie. La storia del futuro sarà figlia naturale dell’uomo o della tecnologia?


*Presentazione del libro “Il taglio cesareo. Dal mito alla realtà. Storia delle operazioni ostetriche” di Pasquale Alessandro Margariti, Ed. Pagine. Moderatore: G. Baggieri. Intervengono: P. A. Margariti. Discussant: G. Baggieri, M. Danza