Anno Accademico 2023-2024

Vol. 68, n° 1, Gennaio - Marzo 2024

Seduta Commemorativa

14 novembre 2023

Copertina Atti Primo Trimestre 2024 per sito.jpg

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Commemorazione del Prof. Claudio Bevilacqua

G. Ceccarelli


Prof. Claudio Bevilacqua.

Claudio Bevilacqua, Accademico Lancisiano, è stato per me un amico della tarda età: lui ha vissuto gran parte della sua lunga vita a Trieste dove era nato, come lui stesso ha scritto, “da modesta famiglia”; io, quasi negli stessi anni, a Roma. Un’amicizia nata per caso; un giorno mi sono visto arrivare con la posta un giornalino di “Storia della medicina e medicina sociale” dal titolo un po’ diogenesco: “Il lanternino” e, sfogliatolo, vi trovai delle noterelle scritte anche da colleghi che conoscevo e a qualcuno dei quali evidentemente, dovevo quell’arrivo. Divenne, “Il Lanternino” (Fig. 1) una finestra sul mondo anche per me, ma a poco a poco mi venne il desiderio di conoscere chi lo faceva, quel foglio di 16 fogli che puntualmente continuava ad arrivarmi nei suoi 4 numeri all’anno.

Fu così che un giorno, proprio all’Accademia Lancisiana dove era venuto (da Trieste) per svolgere una comunicazione, conobbi il prof. Bevilacqua. E questa conoscenza mi fece conoscere un personaggio: medico legale, quattro specializzazioni tra Milano, Pavia e Padova, una vita passata a dirigere Ospedali e poi ASL importanti, da Montebelluna, all’inizio, fino a Verona e a Trieste, componente per alcuni anni del Consiglio Superiore di Sanità, trovava il tempo e aveva la voglia di coordinare “a gratisse” (come direbbe Trilussa) medici di tutt’Italia che scrivevano per il suo giornalino che -lo diceva con orgoglio- “non aveva una riga di pubblicità” e che lui pubblicava e inviava a sue spese in 1300 copie. E questo per più di vent’anni, forse trenta. Una volta ci trovai, sul Lanternino, un apprezzamento non di circostanza ad opera di Mirko Grmek, il grande storico della medicina croato ma naturalizzato francese, a mostrare come quei fogli non fossero solo, come si poteva anche pensare, uno “sfogo pensionistico” (Grmek scrisse della rivista che non era “née par enthusiasme d’amateur”), ma avessero veramente un loro senso; al di là di esprimere, infatti, il pensiero libero e spesso controcorrente del curatore e i contributi più svariati che vi pervenivano dalle fonti più molteplici, in essi riviveva, veramente, la medicina di quell’angolo di Italia che era particolarmente caro a Bevilacqua: Trieste e la Venezia Giulia, con i ricordi e i protagonisti di quel “Conservatorio di Storia Medica Giuliana” che aveva fondato e presieduto per anni e che era un altro dei “pallini” di Claudio. Cito ancora Grmek, traducendolo: “il contenuto del Lanternino mostra che non si tratta soltanto, come il titolo farebbe supporre, di una piccola lanterna tesa a rischiarare le tenebre dei tempi passati, ma soprattutto di un ponte fra il passato e il presente, fra i territori, fra i popoli, fra le diverse discipline, fra le diverse teorie biomediche e la pratica, quella vera, del medico, fra le scienze e le arti”.


Fig. 1. La rivista “Il Lanternino”.

Vale forse anche la pena di ricordare un’altra delle sue tante iniziative di cui andava molto fiero: il “Cenacolo Medico Triestino” che aveva del pari fondato con lo scopo di rinsaldare la solidarietà fra medici anziani, offrendo loro occasioni di incontro e di scambio di idee ed evitando quello che lui, Bevilacqua, diceva “il distacco precoce dalla vita” di chi, medico fino allora, “andava in pensione”. Qui in Lancisiana penso che si ricordino ancora con piacere e gusto le sue comunicazioni di solito nella Settimana della Cultura; e in esse prendeva corpo un’altra sua caratteristica: i dieci minuti a disposizione, per lui raddoppiavano, diventavano un flusso continuo di ricordi e di conoscenze che era difficile arrestare, ma che si ascoltavano stupiti, nel suo bell’italiano con la cadenza giuliana.

Scrisse ancora Grmek: “il grande merito di Claudio Bevilacqua è quello di rifiutare la semplificazione e la separazione delle diverse realtà che si pongono davanti al medico umanista”. Penso che di lui non si possa pensare un elogio migliore.

Dopo anni, fui a cena da lui nella sua bella villa a Barcola, ospite della Signora, e camminammo insieme con una comune amica, ora anch’essa scomparsa, nelle vie e nelle piazze della città che amava. Fu per me una bella giornata a coronamento di una inaspettata ma magnifica amicizia di cui ancora ora ringrazio, un poco piangendolo, l’amico Claudio.


Prof. Gianni Ceccarelli, Libero Docente in Pediatria

Per la corrispondenza: gianni.ceccarelli@alice.it