Anno Accademico 2021-2022
Vol. 66, n° 4, Ottobre - Dicembre 2022
Simposio: 2022: la Guerra
17 maggio 2022
Simposio: 2022: la Guerra
17 maggio 2022
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Questo incontro, voluto dal Consiglio Direttivo di questa Accademia, vuole essere una riflessione su quello che sta accadendo nel mondo, questa volta accade abbastanza vicino a noi, in altre occasioni è accaduto e accade tuttora più lontano, quindi lo viviamo di meno, ma i concetti rimangono gli stessi.
La guerra è un non senso. Al di là di problemi correlati a confini, superfici, terre, risorse di qualunque genere, interessi economici, motivi politici e non sui quali si vorrebbe giustificare una guerra, guerra significa uccidere. Ora di norma uccidere è considerato un delitto, del quale si è chiamati a rispondere e per il quale si è giustamente condannati ad una pena.
Guerra invece significa “licenza di uccidere”, ovvero autorizzazione ufficiale a commettere un crimine, contraddizione di per sé, ma non credo ci sia altro modo di condurre quella che viene chiamata guerra, cioè un’azione di prepotenza a cui si risponde, “logicamente?”, in modo analogo. Poi, dopo, si è chiamati a rispondere dei “crimini di guerra”, come dire, si è autorizzati ad uccidere, ma senza fare troppo male, e in questo caso non ne rispondo, ma se faccio troppo male solo allora ne rispondo.
Marco Trabucchi in suo recente articolo dice: “Mai avremmo pensato di annoverare tra le cose di “questo mondo” del 2022 anche la guerra ai civili, ai cittadini di una nazione libera. Uccidere i soldati è, purtroppo, un atto frequente di questo mondo, ma aggredire donne, vecchi e bambini è ancora, almeno dal nostro punto di vista, una cosa dell’”altro mondo!”1 Aggiungo: uccidere di proposito i propri soldati feriti perché rappresentano un problema, è anche questa una cosa dell’altro mondo!
Ma alla fine di tutto cosa rimane: vincitori e vinti? Distinzione per alcuni versi effimera: entrambi avranno perso uomini, donne, bambini, mezzi, risorse, per molti non rimarrà nulla e nessuno, per entrambi rimangono fosse comuni, distruzione globale, disperazione dei superstiti; poi si ricomincia daccapo a ricostruire, in attesa della prossima nuova distruzione?
Il passato, che spesso ci piace richiamare alla memoria, in realtà non ci insegna nulla, perché noi, tutto il mondo, è sempre preparato alla guerra, magari non siamo preparati ad affrontare le pandemie, ma c’è un’industria della guerra sempre attiva, è un lavoro come un altro che impegna abbondantemente le nostre risorse, anche a scapito di altre necessità emergenti. Si combatte come in passato, come vedete nelle immagini che scorrono, persona contro persona, da trincea a trincea, ma poi con aerei, bombardamenti di tutti generi, droni, sistemi di ultimissima generazione tanto più efficaci quanto più dannosi, fino alla minaccia del nucleare.
I numeri ad oggi, molto incerti, ci dicono:
- più di 210.000 bambini deportati in Russia
- 227 bambini morti, 420 feriti.
Dopo due mesi dall’inizio di questo conflitto è incerto il numero totale dei morti in guerra, forse oltre 30.000 militari, oltre 4.000 civili morti e altrettanti feriti. Un numero elevatissimo di persone rifugiate in altri paesi.
In un articolo dell’aprile scorso sul BMJ si legge “La risoluzione dei conflitti tra paesi con mezzi militari è direttamente contraria agli obiettivi della salute e delle scienze mediche, vale a dire, (contraria) al beneficio dell’umanità, del promuovere la vita, alleviare la sofferenza e garantire il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali di ogni persona e comunità”. Accade quindi che “Scienziati, operatori sanitari ed esperti di etica devono continuare a sostenere i codici di condotta delle loro professioni e servire le loro comunità durante la guerra”2.
Durante una guerra solo chi garantisce l’aiuto lo fa indistintamente: personale sanitario, associazioni umanitarie lavorano per l’uomo, senza distinzioni, lavorano e aiutano uomini, donne e bambini che hanno bisogno, indipendentemente dalla loro origine.
Ascolteremo qui questa sera le voci di chi è direttamente impegnato nel prestare aiuto umanitario in questo conflitto.
Noi qui possiamo fare poco concretamente, ma è importante che anche in questa Accademia, luogo dedicato al dialogo e alla libera discussione tra persone, si continui a ritenere che la guerra è comunque e sempre un crimine contro l’uomo, direi un suicidio collettivo, e che la logica del dialogo, della ragione tra gli umani dovrebbe sempre prevalere sulla violenza.