Anno Accademico 2022-2023
Vol. 67, n° 1, Gennaio - Marzo 2023
Simposio: Impatto del lockdown e dell’isolamento: ciò che resta del COVID-19 nell’anziano
13 dicembre 2022
Simposio: Impatto del lockdown e dell’isolamento: ciò che resta del COVID-19 nell’anziano
13 dicembre 2022
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La pandemia da COVID-19 ha fatto emergere in modo drammatico le tante criticità legate al mondo degli anziani ed alla loro assistenza. Grande risonanza hanno avuto sui mass media le critiche rivolte al modello assistenziale delle RSA, considerate da molti come luoghi di non cura, dove l’anziano viene abbandonato a sé stesso e dove il COVID-19 si è diffuso più facilmente provocando un alto numero di vittime. Se i dati confermano purtroppo un impatto devastante della pandemia fra gli anziani istituzionalizzati anche -ma non solo- in RSA, bisogna considerare i fattori predisponenti che rendono gli ospiti delle strutture residenziali più vulnerabili. Fra questi basti pensare al fatto che la vita comunitaria di per sé rappresenta un fattore rischio per le patologie infettive, o che nelle RSA vivono gli anziani più fragili, ossia quei soggetti che per le loro caratteristiche (età avanzata, elevata comorbidità, disabilità) possono più frequentemente andare incontro alle complicanze del COVID-19.
È di tutta evidenza, quindi, come l’elevata mortalità da COVID-19 fra gli anziani delle RSA sia da ricondurre in modo preponderante alle caratteristiche intrinseche degli assistiti. Ciononostante, in molti propongono un superamento di tale modello assistenziale. È plausibile immaginare la chiusura delle RSA? Alcuni dati possono aiutarci a dare una risposta1.
In Italia vi sono più di settecentomila ultranovantenni e poco più di quattordicimila centenari. Fra gli over 90, il 70% sono femmine e, di queste, la metà circa risulta essere affetta da demenza. Le stime per i prossimi decenni, nonostante una contrazione determinata dalla pandemia, confermano una tendenza in continuo aumento di soggetti anziani, al punto che alcuni hanno definito questo fenomeno come “silver tsunami”2. Al netto di contesti familiari sempre più frammentati e di un calo delle nascite - particolarmente rilevante nel nostro Paese - diffuso nelle società più economicamente avanzate, appare utopistico pensare di poter fare a meno delle RSA, intese come luoghi di cura deputati all’assistenza e al mantenimento della performance globale dell’anziano fragile.
In questo contesto, particolarmente interessante può essere l’esperienza della RSA Ebraica di Roma, una struttura gestita dall’Ente Casa di Riposo Ebraica di Roma (CRER). Con l’ausilio della tecnologia e sperimentando nuove metodologie di riabilitazione fisica e cognitiva oltre che d’interazione con l’ospite, la RSA Ebraica è riuscita a superare le barriere virtuali imposte prima dal lockdown e, successivamente, dall’adozione di misure volte a ridurre il rischio di diffusione del COVID-19. Il supporto psicologico telefonico agli ospiti, gli incontri in videochiamata fra i pazienti e i familiari, la possibilità di effettuare attività riabilitative e ludiche con un sistema di connessione condivisa con altre RSA in Italia, hanno consentito di mitigare gli effetti del lockdown e delle varie misure adottate nel corso della pandemia3, 4.
Le nuove tecnologie possono aiutare da un lato ad innovare le strategie assistenziali in RSA, dall’altra a mantenere queste strutture aperte al mondo esterno. Spesso il contesto domiciliare viene contrapposto a quello delle RSA e, tra quanti vorrebbero superare il modello delle strutture residenziali, la casa viene indicata come il luogo di cura da preferire per tutti gli anziani. Se è indubbiamente vero che l’assistenza a casa del paziente deve essere sempre presa in considerazione come prima opzione, è altrettanto vero che spesso gli anziani vivono in condizione d’isolamento anche a casa propria. I dati sulla qualità di vita degli anziani non istituzionalizzati durante gli anni della pandemia confermano un peggioramento della loro qualità di vita, con un elevato tasso di rinuncia alle cure, un aumento dei disturbi del tono dell’umore e delle problematiche di tipo economico5. Le politiche dell’invecchiamento attivo volte anche all’arricchimento ambientale possono migliorare la qualità di vita degli anziani. Di qui l’idea della CRER di offrire un supporto sociale ad alcuni anziani della Comunità Ebraica di Roma, portando nelle loro case dei dispositivi ed una piattaforma dedicata (denominata “Guido!”, www.ageingtech.it) utili per svolgere delle attività di arricchimento ambientale da remoto come la ginnastica dolce, il training cognitivo ed uno sportello di ascolto per gli utenti e i care-givers.
Le attività qui brevemente esposte della CRER dimostrano come le RSA possano rappresentare uno spoke importantissimo per l’assistenza all’anziano fragile istituzionalizzato e le nuove tecnologie possono essere utili per contrastare quella condizione d’isolamento in cui troppo spesso vivono gli anziani, anche a casa propria, non solo in tempi di pandemia.
Ringraziamenti
Parte delle attività della CRER qui menzionate sono state cofinanziate con il contributo della Unione delle Comunità ebraiche italiane (UCEI) nell’ambito del progetto “Nuove metodologie di training psico-cognitivo nell’anziano fragile in RSA”. Si ringrazia inoltre il Consiglio di Amministrazione della CRER, il Presidente Avv. I.D. Barda e il Direttore Generale dott. M. Coi.
BIBLIOGRAFIA