Anno Accademico 2023-2024

Vol. 68, n° 3, Luglio - Settembre 2024

Settimana per la Cultura

09 aprile 2024

Copertina Atti Terzo Trimestre 2024 nuovo per sito.jpg

Versione PDF dell'articolo: Download

Tesi di Laurea: “Analisi quantitativa dei livelli di concentrazione di Fusobacterium nucleatum nel GCF pre e post step 1 e 2 nei pazienti affetti da parodontite: indagine clinica e microbiologica” (Sintesi)

S. Mari


Introduzione

La parodontite è una malattia infiammatoria cronica multifattoriale associata all’accumulo di biofilm disbiotico in corrispondenza e al di sotto del margine gengivale. È caratterizzata da una risposta immunitaria-infiammatoria diretta contro il biofilm che, in maniera proporzionale alla suscettibilità dell’ospite, esacerba la disbiosi e provoca la progressiva distruzione dei tessuti di sostegno del dente fino alla completa avulsione di uno o più elementi dentali1, 2.

Si tratta della sesta malattia più diffusa al mondo e riguarda più di 1 miliardo di persone3 tra uomini e donne, con un picco di prevalenza attorno ai 38 anni4. L’alta prevalenza di tale patologia, le comorbidità e le patologie sistemiche ad essa correlate la identificano come uno dei maggiori problemi di salute pubblica5 con un grande impatto sia a livello sociale sia sulla qualità della vita dei pazienti che ne sono affetti6.

L’interesse crescente della comunità scientifica nell’ambito della parodontologia nasce dalle numerose correlazioni della parodontite a una vasta gamma di patologie sistemiche come il diabete, l’aterosclerosi, l’artrite reumatoide, i parti prematuri, il cancro del colon-retto e le malattie croniche intestinali7. Per di più si denota come tutte queste condizioni patologiche siano state associate a un’alta frequenza di ritrovamento di parodontopatogeni in siti extraorali specifici e settoriali a seconda della patologia. Ad oggi per quanto riguarda la patogenesi della parodontite si fa riferimento al modello PSD “Polymicrobial synergy and disbiosis8-11 che ha consentito l’implementazione dei gruppi di Socransky in tre grandi categorie: keystone pathogens, accessory pathogens e pathobionts. In particolare, proprio i patobionti, meglio definiti come “commensali potenzialmente patogeni” sono stati identificati come microrganismi con un ruolo cruciale nell’eziopatogenesi, perché hanno il compito di collegare i primi colonizzatori ai colonizzatori tardivi ed il loro ruolo ambivalente in eubiosi e disbiosi non è stato ancora opportunatamente indagato.

Di grande rilievo tra i patobionti è il Fusobacterium nucleatum un batterio anaerobio Gram negativo tra i più abbondanti del microbiota orale con grandissime capacità di modulazione del sistema immunitario12. Il presente lavoro di tesi si pone l’obiettivo di valutare quanto le variazioni quantitative di F.nucleatum stesso possano essere di impatto rispetto alle comunità sinergiche disbiotiche. Non è ancora chiaro, difatti, quali siano i meccanismi precisi che portino alla coaggregazione con specie benefiche piuttosto che ai parodontopatogeni né il perché in alcuni pazienti la sola presenza di F.nucleatum sia sufficiente a causare danno parodontale anche in assenza di patogeni chiave.


Fusobacterium Nucleatum

Il nome Fusobacterium deriva dalla forma affusolata di cui è dotato12 che esso sfrutta per interfacciarsi fisicamente e stabilire relazioni strutturali e interscambi metabolici tra i vari microrganismi, sia in eubiosi che in disbiosi13.

In accordo con la classificazione di Socransky il F.nucleatum è un microrganismo appartenente all’“Orange complex” di cui fanno parte anche Prevotella intermedia, Prevotella nigrescens e Campylobacter rectus14.

Esso agisce come ponte tra i colonizzatori precoci e tardivi nella placca dentale ed espleta un ruolo cruciale tanto nella struttura ed ecologia del biofilm orale15 quanto nei meccanismi di disbiosi e patogenesi parodontale.

Secondo il modello PSD, illustrato precedentemente, la definizione più corretta è quella di “patobionte” o commensale potenzialmente patogeno. Sono le caratteristiche metaboliche e strutturali a permettere al F.nucleatum una grande capacità adattativa: nonostante sia definito come anaerobio, presenta delle caratteristiche uniche che, pertanto, gli permettono di aggregarsi e coaggregarsi sia con le proprie subspecies sia con altri microrganismi differenti tra loro e di avere una maggiore resilienza anche in ambiente aerobio.

Il metabolismo di F.nucleatum si basa principalmente sui processi di fermentazione, in cui il principale prodotto è l'acido butirrico. F.nucleatum sembra essere uno dei pochi anaereobi in grado di ricavare energia anche dagli aminoacidi, la sua sopravvivenza dipende dalla degradazione dell’L-glutammato, una reazione catalizzata dalla 2-idrossiglutammasi che solo F.nucleatum, tra i Gram negativi, è in grado di effettuare16.


Ruolo e sinergie polimicrobiche di F.nucleatum nel mantenimento dell’eubiosi

All’interno del biofilm della placca, il F.nucleatum si trova alla base di importanti processi  metabolici e relazioni intraspecie e interspecie che contribuiscono significativamente al mantenimento dell’eubiosi.

Tra le principali attività immunomodulatorie si evidenzia come F.nucleatum sia in grado di:

  1. stimolare l’incremento della transcrizione di proteasi inibitorie da parte dei neutrofili, contrastando gli effetti negativi delle cistein proteasi e delle serin proteasi prodotte da parte di Porphyromonas gingivalis, Treponema denticola and Tannerella forsythia e impedendo che esse penetrino nei tessuti12;
  2. indurre e promuovere la produzione delle human β-defensin-2 (hβD-2);
  3. Aumentare l’espressione delle metalloproteasi di matrice 8 (MMP-8), enzimi coinvolti sia in processi fisiologici come la riparazione tissutale sia in processi patologici come la progressione della malattia parodontale. Sono altresì conosciute come collagenasi neutrofile, la cui attività principale è la degradazione del collagene sono considerati come uno dei principali marker diagnostici di connessione della parodontite a malattie sistemiche come le IBD17.

Per quanto riguarda le interazioni polimicrobiche, con la sua forma allungata F.nucleatum può interagire con molte altre cellule microbiche.

F.nucleatum media le interazioni con le cellule attraverso l'espressione di numerose adesine: RadD, FadA, Fap2. Quando viene coltivato insieme a S.gordonii, F.nucleatum aumenta la disponibilità di aminoacidi per migliorare la produzione di butirrato e putrescina, una poliammina prodotta dalla decarbossilazione dell'ornitina.

Con S.gordoni ingaggia, quindi, non solo un’interazione fisica tramite RadD ma anche metabolica. Nel dettaglio si osserva la produzione da parte di S.gordoni di ornitina che viene poi utilizzata da F.nucleatum per produrre poliammine tramite l’ODC (ornitina decarbossilasi). A sua volta l’arginina prodotta da F.nucleatum viene utilizzata da S.gordoni per produrre CO2 e ATP grazie al sistema di arginina deaminasi (Fig. 1).

Recenti studi dimostrano come, al pari di P.gingivalis anche F.nucleatum sia in grado di instaurare una interazione fisica diretta con C.albicans. Tale relazione è benefica nei confronti del microbiota eubiotico poiché riduce la capacità di produrre ife di C.albicans, associate alla crescita invasiva e ne aumenta la sopravvivenza in presenza di macrofagi riducendo, inoltre, la produzione di citochine proinfiammatorie dai macrofagi co-infettati. Pertanto, l'interessante tesi è che C.albicans e F.nucleatum lavorino insieme per evitare che la propria crescita attiri un'attenzione eccessiva dal sistema immunitario dell'ospite, promuovendo uno stile di vita commensale invece di uno disbiotico e patogeno18.

 


Fig. 1. F.nucleatum (da Conte MP, Berlutti F, 2020).

 


Ruolo e sinergie polimicrobiche di F.nucleatum nell’innesco della disbiosi

Le grandi capacità adesive di F.nucleatum nascondono un enorme potenziale adattativo che gli permette, anche in situazioni di disbiosi, di tutelare la propria sopravvivenza e proliferazione.

Una delle triadi sinergiche più rappresentative che si vengono a creare nel processo patologico parodontale è quella tra P.Gingivalis e F.nucleatum  e S.gordoni (Fig. 1).

Si tratta di una sinergia che permette di massimizzare la fitness batterica creando un ambiente metabolico di supporto per ciascun membro.

Nel dettaglio F.nucleatum aderisce a S.gordoni tramite RadD o FadA e a P.gingivalis tramite FadA o più specificatamente con Fap2. Con S.gordoni c’è uno scambio di amminoacidi, in quanto il F.Nucleatum fornisce a S.gordoni l’arginina che quest’ultimo utilizza per produrre ornitina anch’essa adoperata sia da F.nucleatum che da P.gingivalis per l’accrescimento in biofillm. Allo stesso tempo il legame tra Fim A di P.gingivalis e GAPDH  e SspA/B di S.gordoni finalizza l’adesione e dà inizio a una cascata di segnale in P.gingivalis che porta quest’ultimo a svilupparsi in biofilm e a produrre proteasi.


Fusobacterium nucleatum nella patogenesi e nella progressione delle malattie sistemiche

Le sinergie polimicrobiche appena descritte non si realizzano soltanto a livello del cavo orale, ma sono uno dei principali meccanismi con cui F.nucleatum riesce a colonizzare gli ambienti extraorali. Differenti studi documentano un’associazione del F.nucleatum a processi patologici sistemici7, 1220 tra cui:

- parti pretermine21;
- malattie infiammatorie croniche intestinali22, 23;
- cancro del colon-retto24, 25;
- artrite reumatoide26, 27;
- aterosclerosi28, 29.


Parti pretermine

Le infezioni intra-amniotiche e le infiammazioni sono una delle maggiori cause di nascite pretermine21.

 Secondo il consensus report 3 proveniente dal workshop congiunto tra European Federation of Perioddontology (EFP) e American Academy of Periodontology (ADA) su parodontite e malattie sistemiche sono 2 i meccanismi che possono portare a esiti avversi durante la gravidanza: il primo è la traslocazione ematogena, il secondo è un meccanismo indiretto tramite cui i batteri parodontali innescano una cascata di citochine che, entrando a far parte del torrente circolatorio, causano infiammazione anche a livello placentare30.

Si denota come, nei prelievi di liquido amniotico e nel sangue del cordone ombelicale di neonati nati prematuramente, sia stato possibile rilevare diversi ceppi di F.nucleatum associato ad altri patogeni parodontali che sembrano corrispondere a quelli presenti nei siti subgengivali della madre o del padre del neonato31.

Questo ha permesso di fornire prove consistenti sulla circolazione sistemica di tali batteri che dal cavo orale possono arrivare fino alla placenta e al feto.  La traslocazione per via ematogena è stata avvalorata anche da studi su modelli murini in cui l’iniezione venosa di campioni di saliva o placca contenenti F.nucleatum nei topi gravidi ha comportato la colonizzazione della placenta del topo simulando la corioamnionite presente nell’uomo7, 32.


Malattie infiammatorie croniche intestinali

Le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) o Inflammatory Bowel Disease (IBD) includono il Crohn e la colite ulcerosa.

Sono stati identificati diversi fattori di rischio tra cui la suscettibilità genetica individuale, i fattori ambientali, l’alterata omeostasi immunitaria33 e si ritiene che anche la disbiosi del microbiota intestinale possa contribuire all’origine delle recidive nelle IBD23.

Considerando la stretta relazione che c’è tra microbiota orale e microbiota intestinale sono numerose le evidenze scientifiche di correlazione delle MICI alle malattie parodontali.

Recenti studi microbiologici hanno permesso di identificare vari ceppi di batteri parodontali tra cui P.gingivalis e F.nucleatum nel campione di feci di pazienti affetti da MICI  o a livello delle lesioni ulcerose. Anche il recente premio Goldman vinto dal Dr. Giacomo Baima nel 21° Congresso Internazionale SidP conferma come microbiota orale e microbiota intestinale siano compartimenti interdipendenti17, 34.

La traslocazione avviene sia per via enterica, dalla saliva verso l’intestino, sia a livello epiteliale e ciò è stato dimostrato tramite esperimenti su topi germ-free in cui l’inoculazione di specie parodontopatogene o potenzialmente patogene ha causato un’esacerbazione della patologia intestinale. Inoltre, dai prelievi bioptici endoscopici è stata riscontrata una capacità significativamente maggiore di invadere le cellule epiteliali intestinali da parte di specie come F.nucleatum rispetto ai ceppi di tessuto sano o di controlli sani. Allo stesso modo è altresì possibile osservare come l’incidenza e la prevalenza di parodontite nei pazienti affetti da colite ulcerosa e morbo di Crohn sia molto alta35.

In condizioni aberranti la colonizzazione ectopica dei batteri orali potrebbe indurre lo sviluppo di IBD attraverso diversi meccanismi. Il primo è rappresentato dalla distruzione della barriera epiteliale intestinale, mediato da P.gingivalis che downregola l’espressione di occludine di tipo 1 e F.nucleatum che stimola il cambio di funzione da parte delle mucine di tipo 2 (MUC2). Il secondo è rappresentato dalla secrezione di citochine infiammatorie come il TNF- α tramite l’induzione da parte di F.nucleatum che inibisce l’uso del butirrato anti-infiammatorio da parte dei colonociti23 ed infine vi è l’elusione della risposta immunitaria da parte di P.gingivalis che, per motivi metabolici visti precedemente, manipola lo stesso sistema immunitario per nascondere F.nucleatum36.


Cancro colon retto

Il cancro del colon-retto (CRC) è uno dei tumori a più alta morbidità e mortalità e la sua incidenza è in aumento37.

Ci sono recenti conferme che mostrano come Fusobacterium nucleatum possa favorire l'avanzamento del carcinoma del colon reclutando cellule soppressorie di derivazione mieloide che sono in grado di inibire la proliferazione e favorire l’apoptosi dei linfociti T23.

È altresì presumibile che F.nucleatum sia un elemento chiave nell’eziopatogenesi di tale neoplasia poiché con la sua attività viene meno l'immunità adattativa mediata dalle cellule T antitumorali rivolta contro le cellule neoplastiche e ne agevola la proliferazione incontrollata38.

F.nucleatum tramite il suo stesso LPS può anche attivare la via TLR4/MyD88/NF-κB  tramite cui si innesca una serie di reazioni che permettono alle cellule di rilevare i segnali patogeni e avviare la risposta immunitaria innata. Questa via induce un’elevata espressione miR21, un microRNA oncogeno che permette l’attivazione del TLR4 a cui segue la riduzione di RASA1, proteina fondamentale nel controllo del ciclo cellulare e l’attivazione finale di MAPK che regola la proliferazione cellulare e l’infiammazione. Nell’insieme anche questo meccanismo è ritenuto importante nella progressione e nell’eziologia del CRC7, 24.


Artrite reumatoide

L’artrite reumatoide (AR) è una malattia infiammatoria cronica autoimmune che causa infiammazione e progressivo danno a livello delle membrane sinoviali di molteplici articolazioni fino ad arrivare alla distruzione della cartilagine articolare, a deformità e disabilità funzionale. Uno dei fattori di rischio per lo sviluppo dell’artrite reumatoide è rappresentato dalla parodontite. Il legame è un legame sia di tipo genetico, poiché condividono un background genetico comune e sia batterico poichè P.gingivalis, grazie alla peptidilarginina deaminasi riesce a catalizzare la produzione gli anticorpi ACPA ampiamente riconosciuti come biomarker diagnostici e prognostici dei pazienti con AR39.

Evidenze recenti hanno però dimostrato come P.gingivalis non sia l’unico batterio parodontale in grado di determinare la citrullinazione delle proteine ma anche T.Forsythia e F.nucleatum potrebbero essere coinvolti nella maggiore espressione degli ACPA.  La loro inoculazione va, infatti, a potenziare la progressione dell’artrite27, 40.


Aterosclerosi

L’aterosclerosi è una malattia multifattoriale che colpisce le arterie di medio e grosso calibro, è causata dalla formazione di placche contenenti LDL, monociti e linfociti con conseguente irrigidimento e ostruzione dei vasi sanguigni41, 42. Nelle biopsie delle arterie coronarie, a livello delle placche ateromasiche si è riscontrato un alto tasso di batteri parodontali tra cui F.nucleatum e la sua frequenza di rilevamento nei vasi è direttamente correlata alla severità della parodontite. Studi su modelli animali hanno confermato non solo che F.nucleatum promuove l’aterosclerosi ma, aumentando la permeabilità endoteliale,  agisce sinergicamente con altri microrganismi al pari del modello PSD parodontale7. Nella formazione delle placche ateromasiche i batteri contribuiscono direttamente con il proprio LPS favorendo l’accumulo di lipoproteine nella tonaca intima43.


Studio sperimentale

Primary outcome: comparare e ricercare differenze statisticamente significative e non tra le frequenze assolute e relative di Fusobacterium nucleatum rispetto ai parodontopatogeni del “Red complex” e dell’“Orange complex” prima e dopo la terapia parodontale non chirurgica.

Secondary outcome: valutare l’utilizzo dei test microbologici come ausilio alla terapia parodontale.

 Ipotesi nulla: nessuna differenza statisticamente significativa nei campioni microbiologici prima e dopo lo step 1 e 2 della terapia parodontale.

Lo studio si è svolto in accordo con i principi della Dichiarazione di Helsinki del 1975 come rivisti nel 2008.


Materiali e metodi

Lo studio è stato disegnato come studio retrospettivo caso controllo. Si tratta di un’analisi preliminare microbiologica che ha coinvolto un campione di 23 pazienti affetti da parodontite di stadio 2-3-4.

La prima selezione è avvenuta tramite visita specialistica con anamnesi e screening parodontale. Negli appuntamenti seguenti i pazienti sono stati sottoposti alla compilazione della cartella parodontale e a indagini radiografiche opportune (full endorale) ai fini di una corretta diagnosi, progettazione del piano di trattamento e follow up.

In accordo con le linee guida per il trattamento dei pazienti stadio 1-344 e dei pazienti stadio 45 i pazienti sono stati primariamente sottoposti a step 1 e step 2.

Nello step 1 si è provveduto a:

• motivare ed educare il paziente a una corretta igiene orale e domiciliare;

• rimozione e controllo del biofilm sopragengivale;

• PMPR rimozione professionale meccanica della placca e intercettazione dei possibili fattori ritentivi di placca;

• valutazione dei fattori di rischio e correzione o motivazione alla modulazione degli stessi.

Nello step 2 si è provveduto a:

• controllare/eliminare il biofilm e il tartaro sottogengivale tramite Scaling and Root planning.

In aggiunta a ciò, grazie anche alla consultazione dei risultati dei test microbiologici effettuati prima della terapia causale, si è valutato, ove necessario la somministrazione di una terapia aggiuntiva antimicrobica sistemica.

Prima e dopo la terapia parodontale non chirurgica si è provveduto a effettuare un prelievo di fluido gengivale crevicolare a livello di tasche con una PPD ≥4 mm per analizzarne le variazioni tramite PCR real time (Polymerase chain reaction).

La sperimentazione è stata approvata dal Comitato Etico dell’Università di Roma “Sapienza” e condotto secondo i principi della Dichiarazione di Helsinki nel 1975, come rivisto nel 2009. Tutti i pazienti hanno firmato il consenso informato.

Criteri di inclusione:

• età>18 anni, ambosessi;

• presenza di parodontite attiva di stadio 2-3-4;

• presenza di almeno 3 denti per quadrante con almeno 1 sito con PPD ≥4 mm in ogni quadrante;

• disponibilità ad effettuare test microbiologici;

• presenza di consenso informato scritto.

Criteri di esclusione:

• presenza di dati incompleti (solo test microbiologico in entrata e non in uscita);

• assunzione di antibiotici o antisettici nei 6 mesi precedenti alla terapia causale.


Visita parodontale

Ogni paziente, successivamente all’anamnesi e alla valutazione dei fattori di rischio, è stato sottoposto alla compilazione della cartella parodontale con analisi e registrazione dei seguenti indici clinici sia al baseline sia al follow up dopo 4-8 settimane come previsto dalle linee guida della Società italiana di Parodontologia45.

• FMPS (Full Mouth Plaque Score) 6 siti per ogni dente;

• FMBS (Full Mouth Bleeding Score) 6 siti per ogni dente;

• PPD (Probing Pocket Depth) 6 siti per ogni dente;

• REC (recessione) 6 siti per ogni dente;

• CAL (clinical attachment level) 6 siti per ogni dente, corrispondente a REC+PPD;

• Mobilità in accordo con la classificazione di Miller (1950).

Le misurazioni cliniche sono state condotte dallo stesso operatore tramite l’uso di una sonda parodontale calibrata (PCP UNC 15 Hu Friedy).

Integrando i dati clinici ottenuti alle indagini radiografiche (full endorale) si è provveduto ad assegnare ad ogni paziente uno stadio e un grado come previsto dai criteri di diagnosi e prognosi della Nuova Classificazione delle malattie parodontali e perimplantari2, 45, 46.


Raccolta dei campioni microbiologici

Prima e dopo la terapia non chirurgica il primo operatore ha selezionato i siti parodontali più rappresentativi per ogni caso clinico e ha prelevato un campione di fluido gengivale crevicolare (GCF) per ogni sito.

Due coni di carta sterili sono stati posizionati nella porzione più apicale della tasca parodontale per circa 60 secondi e successivamente inseriti in una provetta per l’invio al laboratorio di competenza47, 48.

Il DNA è stato estratto e purificato utilizzando protocolli standard che includono due tempi di incubazione con lisozimi proteinasi K, seguiti da purificazione tramite colonna di centrifugazione.                         

La predilizione in analisi del GCF rispetto alla saliva avviene poiché nonostante entrambi i fluidi siano validi nel differenziare i pazienti parodontali, il fluido gengivale crevicolare risulta più sensibile e affidabile per riflettere i cambiamenti batterici in termini di abbondanza prima e dopo la terapia causale rispetto ai campioni al fluido salivare49.


Raccolta dati e analisi statistica

Le cartelle cliniche dei pazienti sono state revisionate in maniera retrospettiva e i dati raccolti sono stati analizzati con il programma SPSS versione 25.0 per le analisi statistiche. Per la verifica dell’assunzione di normalità in relazione a: FMPS, FMBS, PPD, quantità assoluta e relativa di batteri è stato eseguito il test di Shapiro e sono stati calcolati i punteggi di asimmetria e curtosi. Le variabili i cui punteggi non risultavano normalmente distribuiti (quantità assoluta e relativa dei batteri) sono state analizzate con il test di Wilcoxon, mentre quelle con distribuzione normale (FMPS, FMBS, PPD) sono state analizzate con il T-test per campioni dipendenti. I risultati sono stati considerati statisticamente significativi in corrispondenza di un p-value < .05.


Risultati

A seguito dell’analisi della cartella clinica, della cartella parodontale e delle immagini radiografiche si è potuto assegnare ai pazienti oggetto di studio uno stadio e un grado secondo i criteri proposti dalla “Nuova classificazione delle malattie parodontali e perimplantari”45.

Per quanto riguarda lo staging: (grafico 1)

- il 59% (14 pz) è affetto da parodontite di stadio 4;

- il 33% (8 pz) è affetto da parodontite di stadio 3;

- l’8% (2 pz) è affetto da parodontite di stadio 2.

Per quanto riguarda il grading (grafico 2):

- il 78% (18) è affetto da parodontite di grado C;

- il 22% (5) dei pazienti è affetto da parodontite di grado B.

 


Grafico 1: Staging.


Grafico 4: Grading.

 


Confronto indici parodontali di interesse prima e dopo la terapia causale

I risultati dei t-test mostrano come a seguito dello step 1 e dello step 2 della terapia parodontale si verifichi una riduzione di FMPS (t = 4.79; p <.001), FMBS (t = 8.58; p <.001) e PPD (t = 6.76; p <.001). In particolare, i punteggi di FMPS mostrano un decremento da 36±22.94 a 12.67±8.28, i punteggi di FMBS si riducono da 48.23±24.49 a 11.59±8.28 e i punteggi di PPD passano da 4.14±1.21 a 2.50±0.67 (Grafico 3) (Tab. 1).

 


Grafico 3: Confronto pre-post terapia causale.

 


Tab. 1. Statistiche per campioni appaiati.

 


Risultati microbiologici: frequenze assolute e relative prima e dopo la terapia causale

I risultati del test di Wilcoxon hanno permesso di osservare come a seguito dello step 1 e dello step 2 della terapia parodontale si verifichi una riduzione della quantità dei seguenti batteri: T.forsythia (Z=-2.43; p=.015) da 80374,1 a 29978,3, P.gingivalis (Z = -2.10; p=.035) da 178900,6 a 632,45, F.nucleatum (Z=-2.02; p=.044) che si riduce da 130764,65 a 75668,85 e C.rectus (Z=-2.20; p=.028) da 35874,75 fino a 8052,8. Anche il numero assoluto di batteri A.A. e T.denticola si riduce anche se non in maniera statisticamente significativa: nello specifico A.A passa da 2238,2 a 0 (p=.317) mentre T.denticola varia da 79754,75 a 40936,55 (p=.088) (Grafico 4) (Tab. 2).

 


Grafico 4: Confronto pre-post terapia causale, valori assoluti.

 


Tab. 2. Statistiche per campioni appaiati.

 

In riferimento ai valori percentuali si osserva una riduzione di P.gingivalis da 1.55% a 0%, di T.forsythia  da 1.05% a 0.7% , di A.A. da 0.05% a 0%, di T.denticola 1.15% a 0.85% ,di F.nucleatum da 9.05% a 5.05%  e C.rectus da 1.95% a 0.80% (Grafico 5).

F.nucleatum mostra le più elevate frequenze di rilevamento anche dopo la terapia. In particolare in una serie di pazienti (Grafico 6-7-8), nonostante ci sia una riduzione significativa di quasi la totalità dei batteri, per quanto riguarda F.nucleatum le frequenze relative e assolute si riducono significativamente ma rimangono elevate rispetto al totale e si mostrano ancora più elevate quando F.nucleatum si trova associato ad altri patogeni chiave come P.gingivalis, T.forsythia e T.denticola.

 


Grafico 5: Confronto pre-post terapia causale, valori %.

 


Grafico 6: Risultati analisi microbiologica (Pz 446 stadio 4 grado C post terapia).

 


Grafico 7: Risultati analisi microbiologica (Pz 127 stadio 3 grado C post terapia).

 


Grafico 8: Risultati analisi microbiologica (Pz 508 stadio 3 grado C post terapia).

 


Discussione e conclusioni

I risultati del presente studio retrospettivo hanno confermato la validità del modello PSD e del ruolo di F.nucleatum come patobionte. La persistenza di livelli elevati di F.nucleatum, tuttavia, potrebbe essere influenzata da preesistenti condizioni mediche quali:

• presenza di perimplantite oltre che di parodontite50;

• diabete51;

• cancro colon-retto, IBD24;

• malattie cardiache43;

• ipercolesteremia12.

Riguardo alle specie studiate, si è deciso inizialmente di quantificarle secondo i gruppi di Socransky e poi analizzare il comportamento del singolo patobionte, F.nucleatum, rispetto agli altri parodontopatogeni, confrontando i siti controllo ai siti parodontali. Questo modello clinico è supportato dagli studi riportati in letteratura52-54, dove la PCR Real Time è stata utilizzata come strumento clinico predittivo dell’andamento terapeutico.

Il miglioramento dei parametri clinici parodontali, coerentemente con quanto riportato in letteratura, si è mostrato correlato alla riduzione statisticamente significativa della coorte batterica disbiotica55-57.

In particolare alla riduzione statisticamente significativa di quasi la totalità dei batteri corrisponde una diminuzione del FMBS, del FMPS e della PPD di tutti i soggetti trattati a conferma dell’efficacia del trattamento eziologico sia dal punto di vista clinico che dal punto di vista microbiologico58-60.

Nonostante la guarigione parodontale non sia valutata sotto il piano microbiologico, questo studio e gli altri precedentemente menzionati dimostrano come l’utilizzo dei test microbiologici abbia una rilevanza clinica non marginale, nonché secondary outcome di tale studio sperimentale.

L’utilizzo di Real time PCR in ambito parodontale sta diventando sempre più frequente nell’ultimo quinquennio con l’avvento delle data omics e la sua sensibilità rappresenta uno dei punti di forza di questa analisi preliminare. È ormai evidente come, essendo i batteri alla base della eziologia, sia fondamentale evidenziare quelle che sono le reti trofiche, i marker metabolici o semplicemente fornire una guida qualitativa e quantitativa al clinico per la somministrazione di antisettici o antibiotici solo qualora questi siano strettamente necessari, diminuendo, perciò, i casi di over treatment e resistenze antibiotiche.

La costruzione di modelli predittivi richiede, però, un campione di pazienti relativamente elevato, difatti, sebbene questo protocollo sperimentale abbia fornito un modello accurato, va considerato che è stato condotto su un campione relativamente ristretto di pazienti. Si evidenzia, inoltre, l’assenza di una popolazione controllo su cui effettuare delle comparazioni multivariate. Tali limitazioni verranno colmate in futuri studi, in cui si auspicherà ad una caratterizzazione individuale del microbioma parodontale di ciascun paziente con la stratificazione dei vari sottotipi di F.nucleatum come proposto da Ghensi et al. per il microbioma perimplantare PiRC (Peri-implantitis-Related Complex)50.

Come prossimi outcomes le seguenti prospettive:

• differenziare le subspecies di F.nucleatum e quantificarle;

• individuare una soglia di rilevazione minima-discriminatoria tra disbiosi e eubiosi di ciascun individuo;

• identificare l’espressione di specifici biomarker metabolici.

Considerando la coorte disbiotica, è evidente come parlare di eradicazione sia riduttivo, bisogna puntare all’interruzione delle sinergie polimicrobiche.

Pertanto, tali outcomes saranno perseguibili solo con la futura implementazione delle data omics in un’ottica di personalizzazione, individualizzazione e innovazione della terapia parodontale.

Questo, nell’era della microbiome-based personalized medicine rappresenterà uno dei più grandi goal terapeutico-diagnostici.


Dott.ssa Stefania Mari, Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria, Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo-Facciali, Facoltà di Medicina e Odontoiatria, "Sapienza" Università di Roma

Sintesi della Tesi di Laurea discussa il 18/09/2023

Relatore Prof. Andrea Pilloni, Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo-Facciali, "Sapienza" Università di Roma

 

Per la corrispondenza: stemari1007@gmail.com

BIBLIOGRAFIA

  1. Hajishengallis G, Chavakis T. Local and systemic mechanisms linking periodontal disease and inflammatory comorbidities. Nat Rev Immunol 2021; 21: 426-40.
  2. Papapanou PN, Sanz M, Buduneli N, et al. Periodontitis: Consensus report of workgroup 2 of the 2017 World Workshop on the Classification of Periodontal and Peri-Implant Diseases and Conditions. J Periodontol 2018; 89 Suppl 1: S173-S182.
  3. Chen MX, Zhong YJ, Dong QQ, Wong HM, Wen YF. Global, regional, and national burden of severe periodontitis, 1990-2019: An analysis of the Global Burden of Disease Study 2019. J Clin Periodontol 2021; 48: 1165-88.
  4. Kassebaum NJ, Bernabé E, Dahiya M, Bhandari B, Murray CJL, Marcenes W. Global burden of severe periodontitis in 1990-2010: a systematic review and meta-regression. J Dent Res 2014; 93: 1045-53.
  5. Herrera D, Sanz M, Kebschull M, et al. Treatment of stage IV periodontitis: The EFP S3 level clinical practice guideline. J Clin Periodontol 2022; 49 Suppl 24: 4-71.
  6. Dumitrescu AL. Editorial: Periodontal Disease - A Public Health Problem. Front Public Health 2015; 3: 278.
  7. Fan Z, Tang P, Li C, et al. Fusobacterium nucleatum and its associated systemic diseases: epidemiologic studies and possible mechanisms. J Oral Microbiol 2023; 15: 2145729.
  8. El-Awady A, de Sousa Rabelo M, Meghil MM, et al. Polymicrobial synergy within oral biofilm promotes invasion of dendritic cells and survival of consortia members. Npj Biofilms Microbiomes 2019; 5: 11.
  9. Hajishengallis G, Lamont RJ. Beyond the red complex and into more complexity: the polymicrobial synergy and dysbiosis (PSD) model of periodontal disease etiology. Mol Oral Microbiol 2012; 27: 409-19.
  10. Hajishengallis G, Lamont RJ. Polymicrobial communities in periodontal disease: Their quasi-organismal nature and dialogue with the host. Periodontol 2000 2021; 86: 210-30.
  11. Hajishengallis G, Lamont RJ. Dancing with the Stars: How Choreographed Bacterial Interactions Dictate Nososymbiocity and Give Rise to Keystone Pathogens, Accessory Pathogens, and Pathobionts. Trends Microbiol 2016; 24: 477-89.
  12. Stokowa-Sołtys K, Wojtkowiak K, Jagiełło K. Fusobacterium nucleatum - Friend or foe? J Inorg Biochem 2021; 224: 111586.
  13. Conte MP, Berlutti F. Microbiota orale disbiotico. In: Conte MP, Berlutti F. Microbiologia del Cavo Orale. Bologna: Società Editrice Esculapio, 2020; 59-68.
  14. Socransky SS, Haffajee AD, Cugini MA, Smith C, Kent RL. Microbial complexes in subgingival plaque. J Clin Periodontol 1998; 25: 134-44.
  15. Muchova M, Balacco DL, Grant MM, Chapple ILC, Kuehne SA, Hirschfeld J. Fusobacterium nucleatum Subspecies Differ in Biofilm Forming Ability in vitro. Front Oral Health 2022; 3: 853618.
  16. Shah HN, Gharbia SE, Zhang MI. Measurement of electrical bioimpedance for studying utilization of amino acids and peptides by Porphyromonas gingivalis, Fusobacterium nucleatum, and Treponema denticola. Clin Infect Dis 1993; 16 Suppl 4: S404-7.
  17. Schmidt J, Weigert M, Leuschner C, et al. Active matrix metalloproteinase-8 and periodontal bacteria-interlink between periodontitis and inflammatory bowel disease? J Periodontol 2018; 89: 699-707.
  18. Baker JL, Bor B, Agnello M, Shi W, He X. Ecology of the oral microbiome: beyond bacteria. Trends Microbiol 2017; 25: 362-74.
  19. Davies JR, Kad T, Neilands J, et al. Polymicrobial synergy stimulates Porphyromonas gingivalis survival and gingipain expression in a multi-species subgingival community. BMC Oral Health 2021; 21: 639.
  20. Sakanaka A, Kuboniwa M, Shimma S, et al. Fusobacterium nucleatum Metabolically Integrates Commensals and Pathogens in Oral Biofilms. mSystems 2022; 7: e0017022.
  21. Han YW, Shen T, Chung P, Buhimschi IA, Buhimschi CS. Uncultivated bacteria as etiologic agents of intra-amniotic inflammation leading to preterm birth. J Clin Microbiol 2009; 47: 38-47.
  22. Su W, Chen Y, Cao P, et al. Fusobacterium nucleatum Promotes the Development of Ulcerative Colitis by Inducing the Autophagic Cell Death of Intestinal Epithelial. Front Cell Infect Microbiol 2020; 10: 594806.
  23. Qi Y, Wu H-M, Yang Z, et al. New Insights into the Role of Oral Microbiota Dysbiosis in the Pathogenesis of Inflammatory Bowel Disease. Dig Dis Sci 2022; 67: 42-55.
  24. Brennan CA, Garrett WS. Fusobacterium nucleatum - symbiont, opportunist and oncobacterium. Nat Rev Microbiol 2019; 17: 156-66.
  25. Allen-Vercoe E, Jobin C. Fusobacterium and Enterobacteriaceae: important players for CRC? Immunol Lett 2014; 162 (2 Pt A): 54-61.
  26. Hong M, Li Z, Liu H, et al. Fusobacterium nucleatum aggravates rheumatoid arthritis through FadA-containing outer membrane vesicles. Cell Host Microbe 2023; 31: 798-810.
  27. González-Febles J, Sanz M. Periodontitis and rheumatoid arthritis: What have we learned about their connection and their treatment? Periodontol 2000 2021; 87: 181-203.
  28. Elkaïm R, Dahan M, Kocgozlu L, et al. Prevalence of periodontal pathogens in subgingival lesions, atherosclerotic plaques and healthy blood vessels: a preliminary study. J Periodont Res 2008; 43: 224-31.
  29. Haraszthy VI, Zambon JJ, Trevisan M, Zeid M, Genco RJ. Identification of periodontal pathogens in atheromatous plaques. J Periodontol 2000; 71: 1554-60.
  30. Sanz M, Kornman K, working group 3 of the joint EFP/AAP workshop. Periodontitis and adverse pregnancy outcomes: consensus report of the Joint EFP/AAP Workshop on Periodontitis and Systemic Diseases. J Periodontol 2013; 84: S164-9.
  31. Fardini Y, Chung P, Dumm R, Joshi N, Han YW. Transmission of diverse oral bacteria to murine placenta: evidence for the oral microbiome as a potential source of intrauterine infection. Infect Immun 2010; 78: 1789-96.
  32. Han YW, Redline RW, Li M, Yin L, Hill GB, McCormick TS. Fusobacterium nucleatum induces premature and term stillbirths in pregnant mice: implication of oral bacteria in preterm birth. Infect Immun 2004; 72: 2272-79.
  33. Dixon LJ, Kabi A, Nickerson KP, McDonald C. Combinatorial effects of diet and genetics on inflammatory bowel disease pathogenesis. Inflamm Bowel Dis 2015; 21: 912-22.
  34. Società Italiana di Parontologia e Implantologia SIdP. Premio HM Goldman 2023. 21. International Congress SIdP. Baima G, Del Lupo V, Colonna E, et al. Discriminant microbial signatures and effect of periodontal treatment along the gum-gut axis. https://webtv.sidp.it/relazione/?id=680.
  35. Baima G, Muwalla M, Testa G, et al. Periodontitis prevalence and severity in inflammatory bowel disease: A case-control study. J Periodontol 2023; 94: 313-22.
  36. Maekawa T, Krauss JL, Abe T, et al. Porphyromonas gingivalis manipulates complement and TLR signaling to uncouple bacterial clearance from inflammation and promote dysbiosis. Cell Host Microbe 2014; 15: 768-78.
  37. Siegel RL, Miller KD, Fedewa SA, et al. Colorectal cancer statistics, 2017. CA Cancer J Clin 2017; 67: 177-93.
  38. Kaplan CW, Ma X, Paranjpe A, et al. Fusobacterium nucleatum outer membrane proteins Fap2 and RadD induce cell death in human lymphocytes. Infect Immun 2010; 78: 4773-8.
  39. Ceccarelli F, Saccucci M, Di Carlo G, et al. Periodontitis and rheumatoid arthritis: the same inflammatory mediators? Mediators Inflamm 2019; 2019: 6034546.
  40. Ouédraogo D-D, Tiendrébéogo J, Guiguimdé PLW, et al. Periodontal disease in patients with rheumatoid arthritis in Sub-Saharan Africa: A case-control study. Joint Bone Spine 2017; 84: 113-4.
  41. Zhou L-J, Lin W-Z, Meng X-Q, et al. Periodontitis exacerbates atherosclerosis through Fusobacterium nucleatum-promoted hepatic glycolysis and lipogenesis. Cardiovasc Res 2023; 119: 1706-17.
  42. Puylaert P, Zurek M, Rayner KJ, De Meyer GRY, Martinet W. Regulated necrosis in atherosclerosis. Arterioscler Thromb Vasc Biol 2022; 42: 1283-306.
  43. Medina-Leyte DJ, Zepeda-García O, Domínguez-Pérez M, González-Garrido A, Villarreal-Molina T, Jacobo-Albavera L. Endothelial dysfunction, inflammation and coronary artery disease: potential biomarkers and promising therapeutical approaches. Int J Mol Sci 2021; 22: 3850.
  44. Sanz M, Herrera D, Kebschull M, et al. Treatment of stage I-III periodontitis-The EFP S3 level clinical practice guideline. J Clin Periodontol 2020; 47, Suppl 22: 4-60.
  45. Tonetti MS, Greenwell H, Kornman KS. Staging and grading of periodontitis: Framework and proposal of a new classification and case definition. J Periodontol 2018; 89, Suppl 1: S159-S172.
  46. Caton JG, Armitage G, Berglundh T, et al. A new classification scheme for periodontal and peri-implant diseases and conditions - Introduction and key changes from the 1999 classification. J Clin Periodontol 2018; 45, Suppl 20: S1-S8.
  47. Carinci F, Scapoli L, Girardi A, et al. Oral microflora and periodontal disease: new technology for diagnosis in dentistry. Ann Stomatol (Roma) 2013; 4: 170-3.
  48. Scapoli L, Girardi A, Palmieri A, et al. Microflora and periodontal disease. Dent Res J (Isfahan) 2012; 9 (Suppl 2): S202-6.
  49. Lee Y, Hong Y, Kim B, Lee D, Kim S, Rhyu IC. Efficacy of salivary versus subgingival bacterial sampling for the detection and quantification of periodontal pathogens. J Periodontal Implant Sci 2020; 50: 358-67.
  50. Ghensi P, Manghi P, Zolfo M, et al. Strong oral plaque microbiome signatures for dental implant diseases identified by strain-resolution metagenomics. npj Biofilms and Microbiomes 2020; 6: 47.
  51. SidP, AMD, SID. Parodontite e diabete. Aggiornamento November 2020. https://nuovosito.siditalia.it/.
  52. Tomás I, Regueira-Iglesias A, López M, et al. Quantification by qPCR of Pathobionts in Chronic Periodontitis: Development of Predictive Models of Disease Severity at Site-Specific Level. Front Microbiol 2017; 8: 1443.
  53. Al-hebshi NN, Al-Alimi A, Taiyeb-Ali T, Jaafar N. Quantitative analysis of classical and new putative periodontal pathogens in subgingival biofilm: a case-control study. J Periodont Res 2015; 50: 320-9.
  54. Al-Hebshi NN, Shuga-Aldin HM, Al-Sharabi AK, Ghandour I. Subgingival periodontal pathogens associated with chronic periodontitis in Yemenis. BMC Oral Health 2014; 14: 13.
  55. Shi B, Chang M, Martin J, et al. Dynamic changes in the subgingival microbiome and their potential for diagnosis and prognosis of periodontitis. MBio 2015; 6: e01926-14.
  56. Abdelbary MMH, Schittenhelm F, Yekta-Michael SS, et al. Impact of Three Nonsurgical, Full-Mouth Periodontal Treatments on Total Bacterial Load and Selected Pathobionts. Antibiotics (Basel) 2022; 11: 686.
  57. Byrne SJ, Chang D, Adams GG, et al. Microbiome profiles of non-responding and responding paired periodontitis sites within the same participants following non-surgical treatment. J Oral Microbiol 2022; 14: 2043595.
  58. Drisko CH. Nonsurgical periodontal therapy. Periodontol 2000 2001; 25: 77-88.
  59. Graziani F, Cei S, Orlandi M, et al. Acute-phase response following full-mouth versus quadrant non-surgical periodontal treatment: A randomized clinical trial. J Clin Periodontol 2015; 42: 843-52.
  60. Rodrigues AS, Lourenção DS, Lima Neto LG, et al. Clinical and microbiologic evaluation, by real-time polymerase chain reaction, of non-surgical treatment of aggressive periodontitis associated with amoxicillin and metronidazole. J Periodontol 2012; 83: 744-52.